di Paolo Martone
ROMA (Public Policy) – Il destino della Tav Torino-Lione sembra appeso all’analisi costi-benefici promessa dal Governo, avvitato sulla questione a causa delle visioni contrapposte di Lega e Movimento 5 stelle. In realtà un documento ufficiale c’è già: si tratta della “Analisi costi-benefici. Analisi globale e ricadute sul territorio” pubblicata a dicembre 2011 nel Quaderno n. 8 dell’Osservatorio sul collegamento ferroviario Torino – Lione istituito dalla presidenza del Consiglio nel 2006, sotto il Governo Prodi II. La ricerca al tempo vide coinvolte tutte le parti in causa: Lyon Turin Ferroviaire, Rete ferrovviaria italiana, i rappresentanti degli enti territoriali, l’Agenzia per la mobilità metropolitana, il commissariato di Governo e l’Osservatorio tecnico.
Il rapporto, molto vasto ed approfondito (403 pagine) analizza costi, benefici e impatto della linea ad alta velocità, ed è stato la base empirica su cui negli anni successivi si è finalizzato l’Accordo Italia-Francia per la tratta. Ci sarebbe da chiedersi perchè un documento simile, anche se è di qualche anno fa, oggi non viene minimamente preso in considerazione. A favore della Tav i risultati dello studio del 2012 evidenziarono fra gli 11,9 e i 14,2 miliardi di benefici netti aggiuntivi in cinquant’anni, dal 2023 al 2072, in un’ipotesi “prudenziale”. In caso di ripartenza più sostenuta dell’economia, il rapporto metteva nero su bianco benefici fra i 24,8 e i 27 miliardi.
Nel documento si evidenziava come con la Tav, sia sul fronte merci che passeggeri, “aumenterà di molto la competitività”. “Se ad oggi 38 milioni di tonnellate attraversano il Frejus su gomma e solo 4,5 transitano in treno, nel 2035 – evidenziava il documento – grazie al collegamento veloce combinato con la ferrovia storica e il servizio di autostrada ferroviaria alpina, le tonnellate trasportate in treno saliranno a 39,9 milioni, contro i 32,4 milioni trasportati su gomma”. Il rapporto bocciò anche l’ipotesi secondo cui sarebbe più utile migliorare la linea già esistente. “Nel caso di semplice mantenimento dell’attuale strada ferrata – si evidenziava – la ferrovia intercetterà invece solo 15,3 milioni di tonnellate di merci”. E gli analisti concordarono che con la Tav anche i passeggeri sarebbero cresciuti fino a 1,8 milioni di persone.
Sulla Torino-Lione la decisione finale del Governo sarà politica e non tecnica. La Lega, che è a favore dell’opera e pubblicamente l’ha definita “strategica”, ha fatto capire che qualora dall’analisi venisse un parere favorevole, allora l’opera si completerà punto e basta. Ma il Movimento è già in difficoltà per aver dovuto ingoiare il “rospo” Tap, e la partita a scacchi sulle infrastrutture non coinvolge solo la Torino-Lione: c’è il Terzo valico Genova-Milano, il tunnel del Brennero, l’alta velocità Brescia-Padova e la Pedemontana Veneta. Progetti già avviati, su cui è attesa la fatidica analisi costi-benefici del Mit. Si tratta di opere che dovrebbero ricevere il via libera, tranne (forse) il collegamento ferroviario tra Italia e Francia. Che tra tutte è la più importante, e anche la più costosa (8,6 miliardi). Qui, più che sulle altre infrastrutture, la battaglia è molto politica (e anche simbolica).
@PaoloMartone