Twist d’Aula – Bagno di realtà (economica) per i rosso-gialli

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Le conseguenze politiche del voto sono ancora in via di definizione. Le scadenze, gli adempimenti, le questioni aperte sul tavolo sono invece molto ben identificabili (e non da oggi). Anzi, la tecnica del rinvio e del posticipare attuata fin qui dall’Esecutivo (nella foto: il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri) ha reso molto più fitta l’agenda di politica economica e finanza pubblica che preme sulla maggioranza, sul Governo stesso, come anche sul Paese. Bisogna capire chi sarà a dettarne i tempi e contenuti, di questa agenda, se i 5 stelle o il Partito democratico.

Dopo questa tornata elettorale è ancora più chiaro che la destinazione della legislatura è il 2023 (i perché scritti qui nel 2019 sono ancora validi) e quindi la prospettiva rosso-gialla è quella di convivere per altri due anni e mezzo. Viste le rispettive frizioni interne non bisogna solo capire “se” ciò accadrà, ma soprattutto “come” si potranno affrontare i nodi ancora da sciogliere in campo economico. Per esempio, non ci sono solo 181 decreti attuativi (su 252) ancora da approvare per rendere operative le norme emanate in era Covid, ma già la prossima settimana c’è la NaDef. Serve la maggioranza assoluta (a Palazzo Madama l’opposizione ha guadagnato un senatore) e, considerato che stiamo attraversando una crisi economica devastante, il via libera non si prospetta agevole. E questo mentre già sta prendendo forma la legge di Bilancio.

Se il centrodestra deve risolvere due nodi fondamentali per capire che fare da grande (il posizionamento internazionale, tra Mosca e Bruxelles, e in Italia quale rapporto stabilire tra Nord e Sud), nel centro-sinistra le questioni più prossime sono già state fissate. O meglio, dopo i risultati elettorali Zingaretti ne ha poste tre, tutte politiche: decreti Sicurezza, Mes, legge elettorale. Da come andrà a finire su questi temi capiremo se i dem riusciranno a “romanizzare i barbari” o se invece “i romani saranno (ancora) barbarizzati”. Qualora il Pd, infatti, continuasse a subire l’agenda dei 5 stelle è difficile pronosticare un cambio di passo anche in campo economico.

Eppure, ce ne sarebbe bisogno, visto che la lista delle cose da fare è molto lunga. La predisposizione dei singoli progetti del Recovery Plan e, prima ancora, le linee guida da inviare a Bruxelles, ora all’esame del Parlamento. Sono poi in sospeso tutte una serie di questioni apparentemente slegate tra loro, ma che invece hanno come minimo comun denominatore l’intervento pubblico nell’economia: Autostrade, Tim-Open Fiber, Alitalia, Ilva, Borsa Italiana, la bad bank e la banca pubblica di investimento. Senza dimenticare il coordinamento con Bruxelles per quanto riguarda la politica monetaria, il divieto di aiuti di Stato, il prolungamento della deroga al Patto di stabilità oltre il 2021, l’assicurazione unica sui depositi bancari e l’uso degli altri fondi europei.

Il Mes naturalmente è la battaglia chiave. Non solo perché gli investimenti in sanità non possono essere posticipati ancora per molto (specie di fronte alla progressiva recrudescenza del virus), ma soprattutto per definire la nostra collocazione in Europa. Zingaretti lo ha riproposto la sera stessa delle elezioni. Andrea Orlando prova a farlo digerire ai pentastellati passando da un’altra strada (“Senza Mes consegniamo la sanità ai privati”). Conte ha assunto l’impegno di affrontare la questione in Parlamento. Vediamo come la prenderanno i grillini, ma probabilmente preferirebbero salvare la faccia. Anche perché il nido degli ortotteri è una polveriera.

Un’idea è escludere ogni tipo di condizionalità nella concessione dei prestiti (a eccezione del vincolo di destinazione), ma per questo serve far passare una deroga al Trattato che disciplina il Mes. Bisognerebbe, entro novembre, agire in sede europea. Vedremo se chiusa questa ennesima pausa elettorale la politica tornerà in scena. Se cioè qualcuno sarà in grado di proporre un’idea di futuro, una visione del Paese. O se invece si tornerà a temporeggiare, mentre la crisi avanza. Il gong è suonato, l’inverno sta arrivando. Vediamo chi ha preso in mano l’agenda. (Public Policy)

@m_pitta