di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Così uguali, così diversi.
5 stelle e Lega sono i vincitori di queste elezioni politiche, ma entrambi non hanno una maggioranza autonoma, né da soli, né in coalizione. Eppure, entrambi rivendicano il diritto a guidare il prossimo Esecutivo, uno come primo gruppo parlamentare, l’altro come prima forza della coalizione più votata. E se aritmeticamente la cosa più ovvia sarebbe una somma tra i loro gruppi parlamentari, politicamente non c’è nessun interesse al matrimonio.
Infatti, la Lega ha il suo cavallo di battaglia nella flat tax e quindi nel taglio delle tasse, mentre i 5 stelle puntano sul reddito di cittadinanza, quindi, almeno su questo aspetto, sull’aumento della spesa pubblica. E con tali divergenti obiettivi, almeno su questi temi, è difficile trovare un efficace sintesi di politica economica. Salvini e Di Maio, in fondo, riscuotono maggiori successi in due bacini socio economici differenti: uno è popolare tra i lavoratori autonomi, i professionisti, i piccoli imprenditori; l’altro tra i disoccupati, i precari, gli studenti, i giovani.
E se anche il primo prevale al Nord principalmente con spinte antieuropeiste, e l’altro al Sud in funzione anti-élite, è anche vero che sono in concorrenza per lo stesso elettorato, che è quello deluso dai partiti tradizionali, che vuole un cambiamento radicale, che preferisce l’attacco frontale al compromesso. Inoltre, Di Maio avrebbe tutto da perdere a fare da stampella a Salvini e Salvini avrebbe tutto da perdere a fare da stampella a Di Maio.
Il leghista non può permettersi spaccature, perché deve consolidare la sua conquista del centrodestra, con Berlusconi che ha ancora le possibilità di mettergli i bastoni tra le ruote e logorarlo. Il pentastellato, invece, deve confermarsi come il capo politico della forza più apprezzata nel Paese, e per farlo deve vagliare ogni accordo con estrema attenzione. E non può certo andare a rimorchio di chi ha la metà dei suoi voti (come lista).
Insomma, se è vero che nessuna maggioranza può esistere senza almeno uno tra Lega e 5 stelle. E se anche è vero che nei numeri un’alleanza tra i due sembrerebbe la più ovvia, politicamente appare la più improbabile. Per cui, alla fine, il ruolo decisivo sarà di qualcuno altro. Viene in mente nessuno? (Public Policy)
@GingerRosh