di Francesco Ciaraffo
ROMA (Public Policy) – Far trovare “le carte a posto”. Era questo uno degli obiettivi indicati dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, all’indomani delle elezioni. E anche i cassetti più vuoti possibile. Non l’ha detto, ma il dinamismo del ministro lo dimostra. Dal dm Biometano (varato dopo un’attesa lunghissima) al decreto sulle imprese gasivore fino al decreto correttivo sui Certificati bianchi inviato al ministero dell’Ambiente.
Facile vedere nell’attivismo del ministro la volontà di non lasciare in mano dossier importanti agli ‘altri’, Lega e Movimento 5 stelle in testa. Ma un fascicolo rimarrà nel cassetto degli uffici di via Veneto: il decreto per il superamento del mercato tutelato di energia e gas.
La norma, inserita nella legge sulla Concorrenza, approvata dopo un lunghissimo iter parlamentare, prevede lo stop del mercato tutelato, cioè il sistema tariffario di energia e gas stabilito dall’Autorità per l’energia dal luglio 2019.
Ma per l’attuazione della norma serve un decreto Mise che definisca “le misure necessarie a garantire la cessazione della disciplina transitoria dei prezzi”. Difficile , anche come riportato ieri da Public Policy, che l’attuale ministero riesca a emanare il provvedimento. Avanti il prossimo, allora. Ma vista il quadro incerto uscito dalle urne è difficile prevedere l’iter del decreto.
Il tema è stato lontano dai riflettori della campagna elettorale, ma ha un forte impatto sull’opinione pubblica. Basti pensare al polverone sollevato dalla notizia della ‘spalmatura’ degli oneri di sistema non pagati dai morosi nelle fatture di chi luce e gas li pagano. Materia scottante, quindi, quella delle bollette. Come si comporteranno i partiti, e il futuro Governo da loro sostenuto, di fronte al dossier mercato libero?
“Noi siamo sempre stati contrari alla norma e abbiamo votato contro la misura in Parlamento”, dice Gianni Girotto (M5s) a Public Policy. “Per noi il mercato è già libero, perchè i consumatori possono scegliere di stare nella tutela ma anche fuori”, aggiunge. Ma nonostante la contrarietà alla norma “l’incertezza è un elemento peggiore rispetto a un provvedimento negativo perchè ci vuole certezza normativa. Chi è in questo momento al Governo si assuma le proprie responsabilità”. Ma cosa farebbe il M5s se ricevesse l’incarico di formare un Esecutivo? “Probabilmente rivedremmo la normativa”, dice Girotto. “Non ci piace, perchè dovremmo lasciarla invariata? Per noi il mercato è già libero e Acquirente unico svolge una positiva funzione di benchmark”, conclude il senatore rieletto.
E se invece il Governo fosse leghista? In questo caso a rispondere è Paolo Arrigoni, senatore riconfermato e coordinatore del dipartimento Energia del partito di Matteo Salvini. “Stiamo approfondendo” la norma. “A noi preoccupa l’impatto sulla fascia di utenza più anziana per cui avremmo preferito il mantenimento della tutela”, dice. Ma modifichereste la norma? “Stiamo approfondendo – ribadisce Arrigoni – anche se qualche modifica la faremmo nella consapevolezza che la completa liberalizzazione potrebbe creare problemi alle fasce più deboli della popolazione”.
Cambiamenti in qualche modo messi in conto da Gianluca Benamati, responsabile Energia del Pd, partito che ha voluto e sostenuto la norma. “Il tema subirà sicuramente dei rallentamenti se non modifiche profonde in base al Governo che si formerà“, dice il deputato riconfermato. (Public Policy)
@fraciaraffo