Twist d’Aula – L’economia scalda l’autunno parlamentare

0

di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Arriva l’autunno e si alzano le temperature. Non solo per le elezioni amministrative e l’avvicinarsi dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica, ma anche perché sul tavolo incombono diverse partite economiche divisive. Finora su Pnrr, campagna vaccinale e da ultimo sull’obbligatorietà del green pass sul posto di lavoro, i partiti alla fine hanno sempre accettato le scelte di Mario Draghi (“tira dritto”, è la versione di Palazzo Chigi). Tuttavia nel calendario parlamentare ci sono ora provvedimenti economici che vertono su temi più identitari, per cui è possibile che le varie forze della maggioranza abbiano un atteggiamento meno morbido.

Lo si è già visto sulla riforma del fisco che, nonostante le pressioni del premier, non è stata presentata in Cdm questa settimana. Dentro, effettivamente, ci sono temi molto delicati a cominciare dalla revisione del catasto, su cui il centrodestra ha già alzato barricate per timore di maggiori tasse sulla casa. Per adesso, nonostante le raccomandazioni dell’Unione europea, il testo è stato rinviato e, comunque, la riforma entrerà in vigore “non prima del 2023”. C’è poi chi vuole il taglio del cuneo fiscale (Pd e Leu) e chi la cancellazione dell’Irap (Italia viva). Con le poche risorse a disposizione (per adesso 2,3 miliardi), difficile trovare una quadra.

Allargando l’inquadratura il discorso non cambia. Mentre il Governo accelera sul decreto per calmierare l’aumento delle bollette (Public Policy lo aveva segnalato già l’8 settembre scorso), viene messo in stand-by il ddl Concorrenza, dove ci sono interessi divergenti e delicati. Per esempio, la questione delle concessioni balneari (anche qui, l’Ue ci suggerisce da anni una riforma) è radioattiva per molte forze politiche. Ma la lista è lunga e passa per Alitalia, il decreto anti-delocalizzazioni, la proroga dei bonus, e arriva fino alla legge di Bilancio, che dovrà essere presentata in Parlamento il 20 ottobre

Uscendo dai temi economici, si devono poi aggiungere altre partite identitarie: ius soli e ddl Zan da sinistra, giustizia e migranti da destra. Temi che Draghi potrebbe provare a mettere in congelatore, assopire e raffreddare. Oppure “lasciare” al dibattito parlamentare anche se, quando lo ha fatto come nel caso delle nomine Rai, si è scatenato il caos – anche e soprattutto – tra gli alleati. Tuttavia, i temi economici e le relative riforme promesse (c’è anche quella della burocrazia) possono essere rinviati solo parzialmente. Nella versione di questo Governo sono la colonna portante del Pnrr, mentre i finanziamenti arrivano a sostegno e corredo. Su queste partite ci sarà da scommettere se, e quanto, i partiti riusciranno ad avere un qualche potere decisionale che finora non sembra siano riusciti a esercitare. (Public Policy)

@m_pitta