Ue, l’analisi di Bruegel: nomina Juncker potrebbe favorire i partiti europeisti

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ROMA (Public Policy) – “Una questione chiave per il futuro” dell’Unione europea è se la recente tendenza a votare partiti ‘anti’ continuerà crescerà alle prossime elezioni nel 2019. “Una lettura ottimistica della nomina del candidato del Ppe Jean-Claude Juncker (nella foto), l’ex primo ministro del Lussemburgo, in qualità di presidente della Commissione (che deve ancora essere confermata da un voto del Parlamento europeo) suggerisce che le prossime elezioni potrebbero differire notevolmente da quelle di quest’anno”.

È quanto si legge in un’analisi del think tank Bruegel (Brussels European and Global Economic Laboratory), guidato dall’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet, sulle variazioni e gli andamenti statistici dei diversi gruppi politici dal 1979.

Dopo la nomina di Juncker, secondo l’analisi di Bruegel, “i cittadini degli Stati membri potrebbero essere motivati (alle prossime elezioni; Ndr) ad eleggere un partito specifico con un esito positivo in mente, al contrario di un voto di protesta“.

Fino al 1990, il bilancio complessivo delle forze politiche in seno al Parlamento europeo è stato infatti “molto simile a quello attuale”, si legge ancora nell’analisi curata da Nicolas Véron, “anche se le sue componenti nazionali sono cambiate”. Rispetto al “periodo d’oro” dei partiti di maggioranza (secondo Véron quello che ha fatto seguito alle elezioni del 1999, del 2004 e del 2009), il periodo precedente ha visto “partiti forti, sia a sinistra che a destra del blocco centrista Ppe, Alde, S&D e Verdi“.

E questo nonostante a guidare la Commissione, negli anni Ottanta (e fino al 1995), fosse Jacques Delors, sotto la cui presidenza venne istituito il mercato unico, venne riformata la Politica agricola comune e furono firmati l’Atto unico europeo, gli accordi di Schengen e il Trattato di Maastricht. (Public Policy)

GAV