FRANCESCO CAPRIGLIONE (LUISS) SULL’ACCORDO E LE CRITICHE DI BRUNETTA (PDL)
(Public Policy) – Roma, 17 dic – (di Laura Preite) È vero
che l’accordo sulla vigilanza bancaria europea avvantaggia
la Germania? Che poteva essere firmato prima, senza
aspettare il passaggio delle elezioni tedesche nel settembre
del prossimo anno, come sostiene Renato Brunetta, economista
e deputato Pdl? E di che tipo di accordo si tratta? Lo
abbiamo chiesto a Francesco Capriglione, presidente della
Fondazione Capriglione -Luiss sugli studi finanziari e
bancari e per 30 anni ordinario nella stessa università.
D. SI È TRATTATO DI UN BUON ACCORDO QUELLO FIRMATO A
BRUXELLES DAI MINISTRI DELLE FINANZE EUROPEI IL 13 DICEMBRE?
R. Credo che sia la giusta tappa di arrivo di un processo
che si è innestato da alcuni anni attraverso l’azione di una
Bce che ha assolto pienamente ai suoi compiti di politica
monetaria, dando liquidità al sistema finanziario europeo
nel momento di crisi che stiamo attraversando. La normativa
prevede espressamente, nel trattato sul funzionamento
dell’Unione europea (Lisbona; Ndr), all’articolo 127 un
paragrafo nel quale si prevede che il Consiglio possa
deliberare all’unanimità secondo una procedura speciale
(previa consultazione del Parlamento europeo e della Banca
centrale) l’affidamento alla Bce di compiti specifici di
vigilanza prudenziale sugli enti creditizi.
Avremo quindi una supervisione unitaria su tutte le banche
dell’Uem, dell’Unione monetaria, che comporterà certamente
un incremento di concorrenza, eviterà una disparità di
posizioni e gioverà allo sviluppo del sistema bancario
europeo.
D. QUALI SONO I PROBLEMI, INVECE?
R. Ce ne sono e non di poco rilievo: rendere compatibile
l’azione di supervisione della Bce con le funzioni
attualmente svolte dalle banche centrali nazionali o daautorità di vigilanza. Presumibilmente assisteremo a una
localizzazione di alcuni compiti ispettivi e una
centralizzazione delle politiche di vigilanza e dei
provvedimenti particolarmente incisivi su alcuni grandi
banche (quelle che possiedono più di 30 miliardi di euro in
titoli e investimenti, oppure che hanno una cifra pari al
20% del Pil del Paese in cui operano, o che sono presenti in
almeno due Paesi diversi; Ndr).
D. IL CONTROLLO QUINDI RIMANE IN PARTE A LIVELLO LOCALE?
R. La supervisione si sposta al centro, a livello locale
rimarrà un’azione di collaborazione delle attuali autorità
di vigilanza con quella centrale della Bce, che riguarderà
secondo me soprattutto la funzione ispettiva.
Si presume che come possono fare ispezioni le autorità
nazionali non potrà farlo la Bce. Però d’altra parte c’è
aspettarsi che assisteremo a uno spostamento di funzionari,
di dirigenti degli organi di vigilanza nazionale presso la
Bce, specialmente nei casi come quello italiano in cui ci
sono apparati di vigilanza con punte di eccellenza.
L’altra cosa un po’ critica è riuscire a coordinare
l’azione delle banche dell’eurozona con quelle dell’Unione,
fuori dalla zona Euro. Non dimentichiamoci che proprio a
seguito della crisi, l’anno scorso è stato riformato il
vertice del sistema bancario europeo con la creazione del
Sevif (Sistema europeo delle autorità di vigilanza
finanziaria; Ndr) e di tre autorità di controllo per le
banche, per i mercati e per le assicurazioni. Questo nuovo
meccanismo di vigilanza unica va ad incidere su questa
preesistente riforma. C’è da attendersi un ridimensionamento
delle banche e della funzione dell’Eba, che sarà
probabilmente assegnataria di compiti di regolazione, non
più di intervento diretto.
D. L’ON. RENATO BRUNETTA SOSTIENE CHE QUESTO ACCORDO SODDISFA LA
RICHIESTA TEDESCA DI EVITARE UN CONTROLLO SULLE BANCHE
LOCALI, È COSÌ?
R. Dalle informazioni fornite dai media, sembrerebbe che
gli interventi della Bce saranno limitati in un primo
momento solo all’operatività delle banche di grandidimensioni, dai 30 miliardi in su. Se così stanno le cose,
effettivamente le piccole banche sono state escluse, ma io
non ne farei, come fa l’onorevole Brunetta, uno spunto per
criticare questa unione che in prospettiva renderà veramente
omogeneo il sistema bancario europeo.
Se la Germania in questo momento è riuscita a operare
queste resistenze, in prospettiva dobbiamo immaginare che
Mario Draghi (presidente Bce; Ndr) riuscirà a ottenere
cedimenti in queste resistenze e quindi si abbasseranno i
livelli di operatività presi in considerazione ai fini della
definizione della sfera di intervento del meccanismo di
vigilanza unico.
D. COSA LE FA CREDERE CHE DRAGHI RIUSCIRÀ AD ABBASSARE I
REQUISITI DELLE BANCHE PER FAR PARTIRE I CONTROLLI?
R. Lui si sta muovendo su un percorso veramente europeista.
Ha l’assenso e il favore della gran parte dei componenti
della Bce, spesso anche del componente tedesco, il quale poi
deve fare i conti con le indicazioni del presidente della
Bundesbank.
È chiaro che la Germania dall’affermazione di questa unione
bancaria europea può vedere ridimensionata la sua tendenza
egemonica, ma è un grande Paese con politici molto validi,
tra cui la stessa Merkel, che riusciranno a convincersi,
com’è già capitato in passato per la Grecia, o con il
rifinanziamento del sistema bancario europeo, che le
indicazioni di Draghi e di Monti sono quelle giuste e si
uniformeranno.
Sono un europeista convinto, mi rendo conto delle
difficoltà dell’Europa in questo momento, determinate dalla
crisi finanziaria e dei debiti sovrani, però voglio credere
nel sogno europeo e sono indotto a credervi dalla presenza
di Mario Draghi che ha dichiarato che “l’euro è
irreversibile”.
D. IL CONTROLLO NON SARÀ OPERATIVO PRIMA DEL MARZO 2014, UN
TENTATIVO DI NON INTRALCIARE LE ELEZIONI POLITICHE IN
GERMANIA NEL SETTEMBRE 2013? SAREBBE POTUTO ENTRARE IN
VIGORE PRIMA, SECONDO I TEMPI DELLE ISTITUZIONI EUROPEE?
R. Firmandolo oggi, agli inizi del 2013, deve avere l’assenso
sia del Parlamento europeo che della stessa Bce. Ci vogliono
dei tempi tecnici anche a livello organizzativo che
richiedono certamente alcuni mesi. Se si procrastina di un
mese o due non cambia molto. Credo che la posizione del
professor Brunetta sia quella di voler fare una critica ad
ogni costo. Qualche mese in più o in meno, di fronte a un
evento di tale importanza, non è un fattore da prendere in
considerazione. (Public Policy)