ROMA (Public Policy) – Affrontare le “criticità che, sino ad ora, avrebbero impedito di controllare in maniera efficace l’esportazione di armamenti verso Paesi coinvolti in conflitti armati o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani”, come nel caso dei recenti conflitti in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Ripristinando, anche, il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (Cisd), per permettere che le autorizzazioni alle esportazioni di armamenti “siano subordinate anche a un controllo politico che tenga conto di fattori geopolitici, economici e sociali”.
È questo, in sintesi, un disegno di legge incardinato nelle commissioni Esteri e Difesa al Senato, a prima firma Gianluca Ferrara (M5s), che modifica la legge 185 del 1990 in materia di controllo dell’esportazione, dell’importazione e del transito dei materiali di armamento. In sintesi, dunque, lo scopo dell’iniziativa legislativa, secondo il Movimento 5 stelle, è di “evitare che l’Italia sia implicata nella vendita di armi verso Paesi in conflitto che non rispettano i diritti umani basilari”.
I relatori del provvedimento sono due esponenti 5 stelle: Vito Petrocelli (presidente della 3a) e Daniela Donno (vicepresidente della 4a). Su richiesta di Lega, FI e FdI l’esame nelle commissioni riunite avverrà in sede referente, ovvero dando la possibilità di presentare e votare emendamenti anche in aula, oltreché in commissione.
Come ricordato da Petrocelli durante l’incardinamento del ddl, esso nasce dall’opportunità di riformare la legge del 1990, per il “coinvolgimento di armamenti italiani in conflitti non considerati legittimi, o non riconosciuti come tali dalla comunità internazionale, come nel caso dello Yemen o dell’offensiva turca in Siria”. Durante il corposo dibattito che ha seguito l’incardinamento nelle commissioni 3a e 4a a Palazzo Madama la Lega, su tutti, si è detta preoccupata che la proposta possa andare “contro gli interessi delle aziende italiane di settore”.
Vediamo, nel dettaglio, il contenuto del ddl, su cui comunque è stato deciso l’avvio, a stretto giro, di un ampio ciclo di audizioni:
RISPETTO DIRITTI UMANI
Il ddl anzitutto istituisce un fondo ad hoc per lo sviluppo di progetti di riconversione dei materiali d’armamento e degli impianti di produzione, per la concessione di finanziamenti alle imprese della difesa per progetti volti alla realizzazione di veicoli o sistemi ad uso civile e per la promozione del ruolo dell’Italia nel settore del “dual use“.
Tra le novità più rilevanti, comunque, c’è l’ampliamento dei casi in cui l’esportazione di materiali di armamento è vietata, prevedendo che le esportazioni di armi possano essere dirette solo a Paesi che, pur coinvolti in conflitto armato, si muovano nel rispetto del diritto internazionale e della Carta Onu. Con questa modifica, dunque, si fa riferimento “indirettamente all’obbligo degli Stati al rispetto del principio di diritto internazionale generalmente riconosciuto di soluzione pacifica delle controversie”.
La pdl, poi, “ha lo scopo di meglio definire quali siano i criteri per valutare l’esistenza di violazioni del diritto internazionale che implicherebbero un divieto all’esportazione di armamenti”. Per cui, come ricordato Petrocelli durante l’incardinamento, “si prevede che l’accertamento delle violazioni possa avvenire anche tramite documenti non vincolanti, purché votati dagli organi competenti a livello internazionale o adottati dalle organizzazioni con accordo degli Stati membri”, compresi anche quelli di Ocse e Parlamento europeo (oggi non inlcusi).
Introdotto anche il divieto di esportazione verso Paesi coinvolti in conflitti armati che non abbiano firmato il trattato sul commercio delle armi del 2013, al netto di eventuali deroghe motivate espresse dal Consiglio dei ministri.
Previsto, tra gli altri, anche un divieto specifico di esportazione per le armi leggere, se il Paese destinatario rientra fra quelli verso cui le esportazioni sono vietate. Sempre con riferimento alla vendita di armi leggere, si introducono anche criteri quantitativi, determinati con decreto del ministro della Difesa, superati i quali le procedure autorizzative vengono uniformate a quelle che regolano il commercio di armi pesanti.
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IAC