UNIONE BANCARIA, GRILLI: BCE NON PUÒ VIGILARE SU 6MILA BANCHE EUROPEE

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(Public Policy) – Roma, 11 dic – “Non è credibile né sarebbe
efficace, che 6 mila banche vengano vigilate tutte da
Francoforte. Le autorità nazionali devono avere un ruolo
importante”. Ne è convinto il ministro dell’Economia
Vittorio Grilli, intervenuto oggi in audizione alla
commissione Finanze della Camera sul tema dell’unione
bancaria europea.

Grilli ha ricordato il dibattito in corso a Bruxelles, e la
posizione tenuta dall’Italia del Governo Monti. Si sta
ipotizzando, ha spiegato, una soglia che distingua tra
banche sistemiche, vigilate dal centro, e banche con
attitudine di impresa domestica, da vigliare a livello
nazionale, “ma sempre con la possibilità che la Bce, possa
richiamare a se la vigilanza su qualsiasi banca, oppure la
possibilità che la Bce possa verificare che le decisioni
siano prese nella logica unitaria”.

SISTEMA OPERATIVO A 2 LIVELLI, MA CON REGOLE COMUNI
Regole di vigilanza uniformi a livello europeo, secondo
Grilli sono imprescindibili. “Siamo convinti che il sistema
debba funzionare operativamente a 2 livelli, ma non dal
punto di vista delle regole, che devono essere uguali per
tutti. Se si fanno eccezioni il sistema rimane segmentato.

Un sistema unitario con le stesse regole significa che la
responsabilità, da trattato, è alla Bce, che delega poi a
livello operativo le funzioni alle autorità nazionali. La
Bce rimane in ogni caso la responsabile ultima di tutte le
autorità”.

La posizione dell’Italia, ha ribadito Grilli, “è che sia
assolutamente da respingere l’ipotesi, spesso ventilata,
delle regole diverse: è pericolosissima”.

Sebbene in Italia “abbiamo vigilato bene le nostre banche e
non ci sono stati problemi”, ha ricordato il ministro, “il
fatto che fuori le abbiano vigilate male, ci ha provocato un
danno incredibile economico e finanziario. È importantissimo
che la qualità della vigilanza in altri Paesi sia alta,
perché se c’è un fallimento di vigilanza fuori non rimane
fuori. Questa crisi ha reso evidente che un fallimento di
vigilanza negli Stati Uniti in Inghilterra o Germania, o
altrove, torna qui. Dobbiamo insistere perché ci sia
ragionevolezza operativa, e le autorità nazionali continuino
a farlo, ma con le procedure di più alta qualità”.

REGOLE COMUNI SERVONO SOPRATTUTTO PER BANCHE PM
Il problema di una vigilanza sui modelli di rischio vale
soprattuto, secondo Grilli, per le banche piccole e medie.
Nel loro caso, ogni semplificazione in termini di
adempimenti e procedure, che possa ridurre i loro costi è
positiva, a patto che non abbassi gli standard
prudenziali.

“Mentre le grandi banche –
ha commentato Grilli – essendo quotate sono soggette a una
verifica continua di mercati, analisti, investitori, le
piccole e medie molto meno: la necessità di una verifica
adeguata del loro rispetto degli standard prudenziali, e
indispensabile”. Si è visto con la crisi, ha ricordato
ancora il ministro “che le banche travolte dai titoli
tossici, non in Italia, ma in molti altri Paesi, sono state
le piccole e medie, con una gestione non conscia dei livelli
di rischio che si stavano prendendo”. Consentire standard
diversi, meno stringenti di quelli italiani, per Grilli “è
contro il nostro interesse: ci ritroveremmo esposti a crisi
che vengono da fuori”.

EVITARE “VETO” DI ALCUNI PAESI SULLA VIGILANZA
La sorveglianza bancaria unificata presenta il problema, ha
spiegato Grilli, di chi coinvolgere nei processi decisionali
e di “governance”. Infatti la sorveglianza non comprende
solo i Paesi dell’unione monetaria, ma anche quelli
dell’Unione a 27. Ci sono poi Stati, come la Gran Bretagna,
che temono l’isolamento nell’Eba (autorità bancaria europea)
nel processo di accentramento dei poteri di vigilanza alla
Bce, e chiedono di ridefinire i rapporti, e non essere
schiacciati nel processo decisionale, dai paesi che fanno
parte dell’unione monetaria e della vigilanza unificata.

Grilli ha ricordato il meccanismo proposto dalla Gran
Bretagna sulla “doppia maggioranza”, su cui il Governo
italiano e gli altri Paesi hanno espresso parere negativo e
forti perplessità.

Il meccanismo della doppia maggioranza prevede che per
decisioni particolari sulla vigilanza, ci debbano essere due
voti favorevoli, uno dei Paesi dell’unione monetaria e della
sorveglianza unficata e poi dei Paesi che non ne fanno
parte. “Premesso – ha detto Grilli – che le regole abbiano
fondamento democratico, questo meccanismo non ci sembra
garantire il fondamento di equità decisionale. Se da una
parte comprendiamo il timore dei Paesi ‘out’ di non avere
una voce sufficiente, il meccanismo potrebbe dare a un solo
paese il diritto di veto su tutti gli altri 27”. (Public
Policy)

LEP