UNIONE BANCARIA, MUSSARI (ABI): POSITIVA, MA REGOLE E PRASSI UGUALI PER TUTTI

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(Public Policy) – Roma, 5 dic – L’Abi è favorevole
all’Unione bancaria europea, ma con dei chiari punti fermi
dell’omogeneità delle regole e della coerenza delle prassi
applicative in tutti i Paesi. Lo ha ribadito il presidente
dell’Abi Giuseppe Mussari, intervenendo sul tema in
commissione Finanze alla Camera.

Tra i criteri da seguire, per l’Abi c’è quello della
proporzionalità: “Non si può pensare di regolare con gli
stessi adempimenti una banca di credito cooperativo e un
grande gruppo transfrontaliero. Gli oneri burocratici non
possono poi duplicarsi”.

Mussari si è soffermato soprattutto sulla necessità di
meccanismi di applicazione “uguali per tutti” delle regole
di vigilanza bancaria. Ha fatto l’esempio dei criteri che la
Banca d’Italia impone agli istituti italiani per la
definizione dei crediti deteriorati, rispetto ai quali poi
stabilire le soglie di copertura.

“Le istruzioni di Bankitalia – ha detto Mussari – impongono
di inserire le sofferenze, i crediti in ritardo, e i crediti
bloccati, e poi si rapporta alle coperture. Se però andiamo
a valutare questa giusta disposizione con le matrici degli
altri Paesi europei, scopriamo che il denominatore non è
identico: altri Paesi non mettono tutti i crediti
problematici. Le coperture possono così apparire più alte.
Siamo molto preoccupati di questo: l’Unione bancaria
servirebbe ad armonizzare questo dato”.

IL MECCANISMO DI RISOLUZIONE DELLE CRISI
Mussari ha poi parlato della proposta europea sul
meccanismo di risoluzione delle crisi. “Per svolgere
adeguatamente il proprio ruolo deve avere una matrice
europea e autonoma rispetto alla vigilanza. C’è un
potenziale conflitto d’interessi tra chi governa la moneta e
chi governa le regole rispetto agli intermediari”.

“Avanziamo la proposta – ha continuato – che l’autorità di
vigilanza abbia sede a Roma e non a Francoforte, anche per
riconoscere la qualità del lavoro della nostra autorità. La
distanza fisica può meglio rappresentare la separatezza”.

FONDO DI GARANZIA DEI DEPOSITI
E poi c’è il Fondo garanzia depositi. “C’è una direttiva
incagliata per mancanza di consenso tra l’Ue e i governi
nazionali. In Italia abbiamo uno schema di fondo ex-post che
ha sempre funzionato. In sede europea si propone invece un
meccanismo ex-ante su cui abbiamo severe perplessità, perché
costerebbe alle banche italiane 20 miliardi di euro, e non
si capisce come verrebbero remunerati o chi li gestirebbe.

Pur rimanendo affezionati al nostro modello, una mediazione
possibile è che questi denari non siano liquidità ma titoli
di Stato posti a garanzia dell’impegno, sicuramente e
immediatamente liquidabili ma che non determinino un deficit
patrimoniale per i soggetti bancari, chiamati a costiturire
il Fondo”.  (Public Policy)

LEP