ROMA (Public Policy) – Cambia l’azione di classe. Le regole per coloro che vogliono avanzare delle istanze contro le aziende private o imprese che gestiscono i servizi pubblici passano dal Codice del consumo al Codice civile.
Viene allargato il campo d’azione: sia dal punto di vista delle persone che possono sottoscrivere la class action – attualmente circoscritta alla tutela dei diritti di consumatori e utenti – sia dal punto di vista oggettivo, cioè delle situazioni giuridiche che possono essere fatte valere in giudizio di fronte al tribunale sia del tipo di tutela che si può ottenere. Arriva la contestata “quota lite” per gli avvocati e la possibilità di aderire anche dopo la sentenza. Questo il contenuto, in sintesi, della proposta di legge del Movimento 5 stelle – a firma Angela Salafia – che l’assemblea di Montecitorio ha approvato a maggioranza. Ora la parola passa al Senato.
La pdl del Movimento di fatto riprende integralmente una vecchia proposta presentata e discussa nella precedente legislatura – sempre del M5s, a firma dell’attuale ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede – che però non ha mai visto la luce, dopo che il suo iter si è interrotto al Senato. Questa volta, l’obiettivo della maggioranza è di arrivare fino in fondo così da introdurre la class action all’italiana.
CODICE CIVILE
Come detto, la pdl prevede lo spostamento della disciplina dell’azione di classe dal codice del consumo al codice di procedura civile. Non solo, d’ora in poi la competenza a livello giurisdizionale aspetta alla sezione specializzata in materia di imprese dei rispettivi tribunali di competenza.
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SOR