A che punto è il ddl Sicurezza (con dentro la cannabis light)

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(Public Policy) – Roma, 20 giu – Nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia alla Camera procedono i lavori sul ddl Sicurezza. Nel corso dell’ultima seduta (giovedì scorso) durata dalle 9.30 alle 12.30 i deputati sono andati avanti con l’esame degli emendamenti presentati dai gruppi, arrivando fino all’articolo 10 del testo, cioè la norma che estende l’ambito di applicazione del “Daspo urbano”.

Venerdì scorso sono state bocciate gran parte delle proposte di modifica esaminate e firmate dalle opposizioni. I voti riprenderanno direttamente domani, 25 giugno. L’obiettivo della maggioranza è quello di portare in aula il disegno di legge nella giornata di giovedì 27 giugno, per l’avvio della discussione generale.

Nelle due commissioni sono stati poi forniti ulteriori pareri sulle proposte di modifica. Tranne nel caso di qualche eccezione la maggior parte degli emendamenti firmati dalle opposizioni ha ricevuto parere contrario di relatori e Governo. Invece la quasi totalità degli emendamenti della maggioranza risulta al momento accantonata.

Sul tavolo ci sono ancora circa 200 emendamenti da votare, inclusi quelli della Lega sulla castrazione chimica per chi compie violenza sulle donne, sull’introduzione nel codice penale del reato di integralismo islamico e sulla predicazione nei luoghi di culto – come ad esempio le moschee – in lingua italiana.

Inoltre le due commissioni devono ancora votare l’emendamento del Governo che interviene sulla filiera della produzione e vendita della cannabis light, presentato all’articolo 13 del disegno di legge.

Nelle scorse settimane la Lega aveva depositato un subemendamento alla proposta dell’Esecutivo chiedendo di vietare l’utilizzo di “immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l’intera pianta di canapa o sue parti su insegne, cartelli, manifesti e qualsiasi altro mezzo di pubblicità per la promozione di attività commerciali”. In caso di inosservanza “è prevista la pena della reclusione da sei mesi a due anni e della multa fino a 20.000 euro”, specifica il subemendamento del partito di Matteo Salvini.  (Public Policy) RIC