ROMA (Public Policy) – È “fondamentale migliorare il ddl contemperando l’interesse pubblico alla fruizione universale del bene comune acqua con un modello di gestione che garantisca investimenti strutturali sui territori. Ciò, ad avviso di Anci, prescinde dall’obbligo di gestire attraverso un unico modello gestorio, come indicato nel provvedimento, ma può essere raggiunto anche attraverso una modalità di gestione societaria più flessibile, con l’obbligo di reinvestimento totale o prevalente degli utili (indicandone la percentuale), in attività collegate al servizio idrico, opportunamente defiscalizzati”.
Lo rileva l’Anci in un documento depositato in commissione Ambiente alla Camera in occasione dell’audizione sulle proposte di legge per l’acqua pubblica.
“L’opzione a favore dell’Azienda speciale non può quindi rappresentare l’unica soluzione a disposizione degli enti locali, ma dovrebbe essere uno dei modelli che è possibile utilizzare, laddove più vicino al soddisfacimento del bisogno territoriali di riferimento”, prosegue l’Anci.
continua – in abbonamento
NAF