CARCERI, IN ITALIA 45 DETENUTE MADRI INSIEME CON 47 BAMBINI

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IL SOTTOSEGRETARIO BERRETTA RISPONDE IN AULA A UN’INTERPELLANZA DI SEL

(Public Policy) – Roma, 18 giu – 45 detenute madri con 47
bambini al seguito: sono le cifre, datate 5 giugno 2013, che
il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta ha dato
in aula alla Camera in merito al problema del trattamento
dei minori che vivono con le madri in carcere. Berretta ha
risposto a un’interpellanza di Generoso Melilla (Sel).

GLI ICAM E IL LORO LENTO AVVIO
In materia esiste una legge, la 62 del 21 aprile 2011, che
“ha la finalità – spiega Berretta – di limitare al massimo
l’ingresso negli istituti penitenziari di figli minori
conviventi di donne indagate, imputate o condannate”. Una
legge, però, scrive nella sua interpellanza Melilla, di cui
mancano i decreti attuativi.

E infatti il sottosegretario risponde che la piena
attuazione delle disposizioni della legge presuppone “la
completa realizzazione del piano straordinario
penitenziario“; ciò non toglie che “le stesse saranno
comunque operative a decorrere dal 1° gennaio 2014 con la
necessità di utilizzare i posti già disponibili presso gli
istituti a custodia attenuata”.

Una scadenza che vede, continua Berretta,
“l’amministrazione penitenziaria particolarmente impegnata
nel programma di realizzazione degli istituti penitenziari a
custodia attenuata per le detenute madri (Icam) […] che
trovano il proprio precedente in un’esperienza realizzata a
Milano e riservata alle sole detenute madri”. Si tratta di
“istituti penitenziari previsti a beneficio delle donne
indagate o imputate in stato di custodia cautelare, madri di
prole di età inferiore a sei anni, nonché delle donne
condannate, madri di bambini sino ai dieci anni di età”.

I PROGETTI REGIONE PER REGIONE
“Allo stato – spiega Berretta – sono in corso i seguenti
progetti: il progetto ‘Liberi bimbi’, finanziato dalla Cassa
delle ammende, che prevede la realizzazione di un Icam
presso un edificio demaniale ristrutturato. La struttura
sarà destinata alle detenute madri ospiti degli istituti
penitenziari del Piemonte e della Liguria”.

Poi c’è il Veneto, con l’Icam “contiguo alla casa di reclusione
femminile di Venezia”, che sarà attivato “entro il prossimo mese
di luglio”. In Lombardia, dove oltre all’esperienza citata si
sta lavorando per “costituire una sezione nido regionale”
nel carcere di Milano Bollate per le madri “con prole di età
inferiore ai tre anni”, e si sta inoltre cercando “una nuova
sede per l’Icam di Milano“.

In Toscana, dice ancora Berretta, “sono in corso contatti
tra il locale provveditorato e i rappresentanti della
Regione, per esplorare soluzioni in grado di assicurare la
piena attuazione delle legge 62”. Nel Lazio si è invece in
ritardo nella costruzione di un Icam (nel casale Alba 2) “a
causa degli avvicendamenti politici della Regione e
dell’amministrazione comunale“.

In Campania si parla di “destinare a Icam l’istituto di
Lauro […] previa riqualificazione della struttura, che
dovrebbe divenire polo specifico per le regioni
meridionali”. Berretta parla poi delle case famiglia
protette, ovvero “strutture estranee al circuito
penitenziario, la cui realizzazione rappresenta uno snodo
fondamentale per la piena applicazione della legge 62”.

Si tratta di strutture destinate “all’accoglienza di donne
indagate o imputate, madri di prole di età inferiore a sei
anni, nei cui confronti è stata disposta la misura degli
arresti domiciliari, e di donne condannate, madri di prole
di età inferiore ai dieci anni, ammesse alla detenzione
domiciliare”. Strutture, dice il sottosegretario,
all’interno delle quali “potrà essere realizzato un
trattamento comunitario ispirato a quello familiare,
assicurato da personale specializzato”.

Sarà poi il ministero della Giustizia a stipulare
convenzioni con gli enti locali volte a individuare le
strutture residenziali da utilizzare come case famiglia
protette”.

Infine Berretta cita come esempio positivo il “progetto
nazionale di accoglienza delle donne detenute con figli fino
a sei anni, predisposto dalla Caritas italiana insieme ai
centri diocesani Migrantes e all’Ispettorato dei cappellani
delle carceri italiane”. (Public Policy)

GAV