ROMA (Public Policy) – Ultimo passaggio parlamentare per il ddl di adesione dell’Italia alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla riduzione dei casi di apolidia, fatta a New York il 30 agosto 1961. Poco prima della pausa estiva la commissione Esteri del Senato ha infatti approvato il ddl che, al rientro dalle vacanze, dovrebbe essere approvato in via definitiva dall’aula di palazzo Madama.
Finora hanno aderito alla Convenzione 63 Paesi, tra i quali 20 Stati membri dell’Unione europea, inclusi Regno Unito, Francia e Germania. L’apolidia è la condizione di un individuo privo di nazionalità e che nessuno Stato considera come suo proprio cittadino. Per la relatrice del provvedimento nella 3° commissione del Senato, Emma Fattorini (Pd), si tratta di “un fenomeno spesso sottovalutato, ma che priva ancora oggi molte persone di diritti elementari fondamentali”.
La stessa relatrice ha ricordato come in Europa vi siano circa 600mila casi di apolidia, mentre in Italia sarebbero almeno 15mila le persone apolidi o a rischio apolidia, per la maggior parte giovani, nati e cresciuti in Italia, spesso appartenenti alle comunità Rom e Sinti, provenienti dalla ex Jugoslavia.
“La Convenzione prevede che gli Stati garantiscano l’acquisizione della cittadinanza in modo automatico al momento della nascita, attraverso previsione di legge o tramite istanza dell’interessato – ha spiegato Fattorini – l’ordinamento italiano, riconoscendo ex lege la cittadinanza ai bambini nati nel proprio territorio e che sarebbero altrimenti apolidi, è già in linea con quanto previsto dalla Convenzione, che pertanto non necessita di disposizioni di adeguamento. La ratifica del provvedimento in esame – ha aggiunto la relatrice – consentirebbe però di introdurre nell’ordinamento italiano un ulteriore obbligo giuridico di rilevanza internazionale, rafforzando garanzie in materia e dando seguito ad impegni assunti a livello internazionale, da ultimo nel corso della riunione di alto livello sullo Stato di diritto svoltasi a New York nel settembre 2012″.
Più in dettaglio, i primi quattro articoli della Convenzione introducono misure per evitare l’apolidia dei minori, in particolare attraverso l’attribuzione jure soli della cittadinanza ai nati da genitori apolidi o cittadini di Stati che non applicano lo jus sanguinis, e attraverso l’attribuzione jure sanguinis della cittadinanza ai nati all’estero. I restanti articoli fissano una serie di misure per evitare l’apolidia dovuta a perdita o a rinuncia della propria nazionalità, condizionando la perdita della cittadinanza al possesso di un’altra cittadinanza. Tra le altre cose la Convenzione contiene norme per evitare l’apolidia dovuta alla privazione della nazionalità.
Il vice presidente della commissione Esteri della Camera, Andrea Manciulli (Pd), nel suo intervento introduttivo in commissione ha sottolineato come, “coerentemente con l’assetto costituzionale delle relazioni Governo-Parlamento in materia di conclusione dei trattati internazionali, il disegno di legge di ratifica dispone che, all’atto del deposito dello strumento di adesione presso il Segretario generale delle Nazioni Unite, l’Italia si avvarrà della facoltà di riserva prevista dall’articolo 8, paragrafo 3, della Convenzione, in base alla quale lo Stato contraente mantiene il diritto di privare una persona della sua cittadinanza, ove ricorrano determinate condizioni”.
Per esempio nel caso in cui la persona abbia reso o continuato a rendere servizi, oppure abbia ricevuto o continuato a ricevere emolumenti da un altro Stato, si sia comportata in modo da recare grave pregiudizio agli interessi vitali dello Stato, abbia prestato un giuramento, o reso una dichiarazione formale di fedeltà ad un altro Stato, o dato prova definitiva della sua determinazione a ripudiare la sua fedeltà allo Stato contraente. (Public Policy) NAF
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