Cosa prevede la nuova legge Salvamare

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di Giordano Locchi

ROMA (Public Policy) – Il risanamento dell’ecosistema marino, la promozione dell’economia circolare, la sensibilizzazione della collettività per incentivare comportamenti virtuosi volti a prevenire l’abbandono di rifiuti, la corretta gestione dei rifiuti stessi. Sono questi gli obiettivi esplicitati del ddl Salvamare – approvato in via definitiva, in quarta lettura, dal Senato, dopo un lungo iter parlamentare – che si occupa in primo luogo delle modalità di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati, consentendo a chi, come i pescatori, recupera questi rifiuti, di portarli senza il rischio di incorrere in sanzioni e facilitandone il conferimento.

Il ddl, eredità dell’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nel precedente passaggio era arrivato in Senato – trasmesso da Montecitorio – nell’ottobre 2019, dove era stato poi ritoccato. Il disegno di legge era stato ulteriormente modificato a fine febbraio di quest’anno nella VIII commissione della Camera, che lo ha poi approvato, in terza lettura, a inizio aprile, e in quella stessa versione è stato licenziato dalla commissione 13a di Palazzo Madama. L’esame si è svolto in sede redigente.

RIFIUTI
Il ddl definisce i rifiuti accidentalmente pescati (Rap) e i rifiuti volontariamente raccolti (Rvr). Per rifiuti accidentalmente pescati si fa riferimento ai “rifiuti raccolti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune dalle reti durante le operazioni di pesca e quelli raccolti occasionalmente in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune con qualunque mezzo”. La normativa europea – in particolare la direttiva n. 883 del 2019 – prevede l’inclusione, tra i rifiuti delle navi assoggettati alle disposizioni della direttiva, anche dei rifiuti accidentalmente pescati definiti come rifiuti raccolti dalle reti durante le operazioni di pesca. La direttiva stabilisce che gli Stati membri mettano a disposizione in tutti i porti impianti di raccolta adeguati alle esigenze delle navi che utilizzano abitualmente il porto e che per ciascun porto sia predisposto e attuato un adeguato piano di raccolta e gestione dei rifiuti e che, proprio per favorire il conferimento dei rifiuti pescati passivamente, per tali rifiuti non si imponga alcuna tariffa, allo scopo di garantire un diritto di conferimento senza ulteriori oneri. Per rifiuti volontariamente raccolti si intendono “rifiuti raccolti mediante sistemi di cattura degli stessi, purché non interferiscano con le funzioni ecosistemiche dei corpi idrici”. Tali previsioni puntano quindi ad agevolare e favorire le attività di raccolta rese difficoltose, quando non vietate, anche ai volontari: si intende favorire la raccolta volontaria non solo durante apposite campagne di pulizia, ma anche mediante sistemi di cattura fissi, posizionati in modo che non interferiscano con le funzioni ecosistemiche dei corpi idrici.

Si consente al comandante della nave (o anche al conducente del natante) di conferire i rifiuti accidentalmente pescati all’impianto portuale di raccolta, predisposto dall’Autorità di sistema portuale o dal Comune che provvede con apposite strutture, oppure, in porti di ridotte dimensioni, nell’ambito del sistema comunale di gestione. Viene specificato che il conferimento è gratuito e che avviene previa pesatura.

I costi di gestione sono a carico della collettività sotto forma di componente che si aggiunge alla tassa o tariffa sui rifiuti, e viene rimesso all’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) il compito di stabilire i criteri e le modalità di definizione di tale componente, precisando che deve essere indicata distintamente dalle altre voci negli avvisi di pagamento. All’Arera sono attribuiti anche compiti di vigilanza sul corretto utilizzo delle risorse relative al gettito della componente.

Viene demandata ad un apposito decreto ministeriale – emanato dal ministro delle Politiche agricole alimentari, e forestali, di concerto con il ministro della Transizione ecologica – l’individuazione di misure premiali nei confronti dei comandanti dei pescherecci soggetti al rispetto degli obblighi di conferimento. È stato specificato che tra le misure premiali sono escluse le provvidenze economiche.

CAMPAGNE DI PULIZIA
Si rimette la disciplina di dettaglio ad un decreto interministeriale per consentire anche che i rifiuti possano essere volontariamente raccolti attraverso sistemi di cattura degli stessi, purché non interferiscano con le funzioni eco-sistemiche dei corpi idrici. Si individuano i soggetti promotori comprendendo anche le associazioni di categoria.

END OF WASTE
Si rinvia ad un decreto del ministro della Transizione ecologica per la definizione dei criteri e delle modalità con cui i rifiuti accidentalmente pescati e quelli volontariamente raccolti cessano di essere qualificati come rifiuti.

BIOMASSE
Ci sono disposizioni sulla gestione delle biomasse vegetali spiaggiate, al fine della loro reimmissione nell’ambiente naturale, anche con il riaffondamento in mare o il trasferimento nell’area retrodunale o in altre zone comunque appartenenti alla stessa unità fisiografica.

FIUMI
Ci sono misure per la raccolta dei rifiuti galleggianti nei fiumi. Con lo scopo di intercettarli prima che arrivino a mare con strumenti idonei, si stabilisce che le Autorità di distretto introducono, nei propri atti di pianificazione, misure sperimentali nei corsi d’acqua dirette alla cattura dei rifiuti galleggianti, misure che dovranno essere compatibili con le esigenze idrauliche e di tutela degli ecosistemi. Si affida al Mite l’avvio, entro il 31 marzo 2022, di un programma sperimentale triennale di recupero delle plastiche nei fiumi, anche con la messa in opera di strumenti galleggianti autorizzando la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024. Il problema del termine del 31 marzo – oggi chiaramente superato ma che non è stato modificato dalla Camera nella terza lettura – ha trovato soluzione con l’accoglimento di un ordine del giorno presentato in commissione dalla Lega e sottoscritto dagli altri gruppi che impegna il Governo attraverso opportuni interventi di natura legislativa a rinnovare la disposizione.

MONITORAGGIO
Ci si occupa delle attività di monitoraggio e controllo dell’ambiente marino, demandando a specifiche linee guida interministeriali da emanare entro tre mesi, di stabilire il quadro cui si conformano le attività tecnico-scientifiche funzionali alla protezione dell’ambiente marino che comportano l’immersione subacquea in mare al di fuori degli ambiti portuali.

SENSIBILIZZAZIONE
Si prevede che possono essere effettuate campagne di sensibilizzazione, e adeguate forme di pubblicità e sensibilizzazione a cura delle Autorità di sistema portuale, o a cura dei comuni territorialmente competenti nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani, con lo scopo di assicurare un’adeguata informazione ai pescatori e agli operatori del settore circa le modalità di conferimento dei rifiuti. È previsto anche il ricorso a protocolli tecnici per assicurare la mappatura e la pubblicità delle aree adibite alla raccolta e la massima semplificazione per i pescatori e gli operatori del settore. Nelle scuole di ogni ordine e grado si promuove la realizzazione di attività per rendere gli alunni consapevoli dell’importanza della conservazione dell’ambiente e, in particolare, del mare e delle acque interne, e delle corrette modalità di conferimento dei rifiuti. Inoltre, si promuovono le corrette pratiche di conferimento dei rifiuti, sul recupero e riuso dei beni e dei prodotti a fine ciclo, anche con riferimento alla riduzione della plastica, sui sistemi di riutilizzo disponibili. Si prevede che, in occasione della celebrazione presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado della “Giornata del mare”, le iniziative promosse per la conoscenza del mare facciano riferimento anche alle misure per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti in mare.

Nell’ultimo passaggio in commissione VIII a Montecitorio è stata abrogata la norma relativa alle diciture per l’etichettatura dei prodotti tessili o di abbigliamento che rilasciano microfibre, che era stata introdotta nella seconda lettura parlamentare in Senato con un emendamento della relatrice Virginia La Mura (Cal). Sulla previsione, alla Camera, era dapprima arrivata una proposta di riformulazione nella forma di un emendamento delle relatrici Paola Deiana (M5s) e Rossella Muroni (FacciamoEco), ma, dopo un approfondimento, si era arrivati alla totale soppressione. La norma prevedeva che qualsiasi prodotto tessile o di abbigliamento, che rilasci microfibre al lavaggio, dovesse essere fabbricato, importato, distribuito, venduto o offerto in vendita in Italia a condizione di riportare nell’etichetta, a seconda dei casi, le diciture: quando è consigliato il lavaggio a mano, “Questo prodotto rilascia microfibre ad ogni lavaggio contribuendo all’inquinamento da plastiche del mare. Si consiglia il lavaggio a mano per ridurre il rilascio”; quando è consigliato il lavaggio a secco, “Questo prodotto rilascia microfibre ad ogni lavaggio contribuendo all’inquinamento da plastiche del mare. Solo lavaggio a secco”; per gli altri casi, “Questo prodotto rilascia microfibre ad ogni lavaggio contribuendo all’inquinamento da plastiche del mare”.

RICONOSCIMENTO AMBIENTALE
Si prevede un riconoscimento ambientale in favore degli imprenditori ittici che utilizzano materiali di ridotto impatto ambientale, partecipano alle campagne di pulizia e conferiscono i rifiuti. Si riconosce inoltre ai Comuni la facoltà di attribuire un riconoscimento ai possessori di imbarcazione che recuperano e conferiscono a terra i rifiuti in plastica accidentalmente pescati oppure volontariamente raccolti.

DESALINIZZAZIONE
Si prevede la preventiva valutazione di impatto ambientale per tutti gli impianti di desalinizzazione. Viene novellato l’allegato II alla parte seconda del Codice ambientale, relativo ai progetti di competenza statale, inserendovi gli impianti di desalinizzazione; si rinvia ad un decreto ministeriale la definizione di criteri specifici per la disciplina di autorizzazione degli scarichi degli impianti di desalinizzazione.

TAVOLO DI CONSULTAZIONE
Viene istituito presso il ministero della Transizione ecologica il tavolo interministeriale di consultazione permanente, le cui funzioni sono relative a contrasto dell’inquinamento marino, ottimizzazione dell’azione dei pescatori, monitoraggio dell’andamento del recupero dei rifiuti. Si prevede ancheche il ministro della Transizione ecologica presenti una relazione annuale circa l’attuazione della stessa legge Salvamare. Viene anche fissato in sei mesi il termine per l’adozione del decreto per la definizione dei criteri relativi al contenimento dell’impatto sull’ambiente derivante dalle attività di acquacoltura e di piscicoltura previsto dall’articolo 111 del Codice ambientale, su cui si registra un lungo ritardo. (Public Policy)

@locchiaperti