ROMA (Public Policy) – L’aula del Senato ha approvato mercoledì, senza modifiche, l’articolo 5 del ddl Premierato che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. La votazione è avvenuta per alzata di mano. A favore ha votato la maggioranza, mentre le opposizioni hanno abbandonato l’aula in segno di protesta.
Poco prima del voto la seduta era stata sospesa, sempre per via delle proteste delle opposizioni, che avevano esposto dei cartelli con alcune scritte come “Bavaglio al Parlamento” e “Bavaglio alla democrazia”.
Durante la seduta di mercoledì mattina i gruppi di minoranza avevano sollecitato il Governo e la maggioranza a intervenire per fare chiarezza sulla legge elettorale e spiegare il meccanismo dell’elezione diretta considerata il perno della riforma costituzionale.
L’articolo 5 della riforma è stato modificato in più parti durante l’esame in commissione Affari costituzionali e va a toccare l’articolo 92 della Carta.
La norma stabilisce che il “presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente”.
Inoltre viene previsto che “la legge disciplina il sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze linguistiche”. Il presidente del Consiglio “è eletto nella Camera nella quale ha presentato la candidatura”.
Mentre il “presidente della Repubblica conferisce” al presidente del Consiglio “l’incarico di formare il Governo; nomina e revoca, su proposta di questo, i ministri”, stabilisce ancora l’articolo 5.