Coronavirus e rifiuti sanitari: cosa prevede il collegato Ambiente

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ROMA (Public Policy) – Un dpR, su proposta del ministro dell’Ambiente di concerto con il ministro della Salute, per modificare il regolamento sulla gestione dei rifiuti sanitari, anche alla luce delle esigenze emerse nella crisi sanitaria legata al Covid-19: è una delle previsioni contenute nella bozza dello schema di collegato ambientale alla Manovra (ddl su “Green New Deal e transizione ecologica del Paese”) di cui Public Policy ha preso visione.

Nel ddl si fissano quindi i principi per la modifica del regolamento, tra cui quello di “definire i criteri relativi alla cessazione della qualifica di rifiuti” e di assicurare la raccolta differenziata almeno di: “contenitori in vetro di farmaci, di alimenti, di bevande, di soluzioni per infusione privati di cannule o di aghi e di accessori per la somministrazione, esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci antiblastici o visibilmente contaminati da materiale biologico, che non siano radioattivi ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, e che non provengano da pazienti posti in isolamento a causa di malattie infettive; altri rifiuti di imballaggio in vetro, di carta, di cartone, di plastica o di metallo, ad esclusione di quelli pericolosi; rifiuti metallici non pericolosi; rifiuti di giardinaggio; rifiuti della preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie; liquidi di fissaggio radiologico non deargentati; oli minerali, vegetali e grassi; batterie e pile; toner; rifiuti contenenti mercurio; pellicole e lastre fotografiche; rifiuti in plastica destinati alla sterilizzazione”.

Si chiede quindi, tra l’altro, di “prevedere che la raccolta differenziata sia assicurata per ogni tipologia di rifiuti prodotta dalle strutture sanitarie e non sia circoscritta ai rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani” e di “ottimizzare l’approvvigionamento da parte delle strutture sanitarie, privilegiando beni e servizi che comportino un minore impatto ambientale”.

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GIL