Dietro il caos avanza l’ipotesi Mattarella bis

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Non resterà un minuto di più dentro il Palazzo, Mario Draghi, se gli eleggeranno un presidente della Repubblica ‘contro’. Ne sono convinti quelli che hanno avuto modo di confrontarsi con Palazzo Chigi in questi giorni. I partiti tuttavia ancora si stanno confrontando con i reciproci veti e l’ultima a essere impallinata – per la verità anche dal fronte interno – è stata la presidente del Senato Elisabetta Casellati, quella su cui vorrebbe (o voleva?) lanciarsi Matteo Salvini. I 5 stelle sbandano, Giuseppe Conte prova a tenerli saldi e dice sempre ‘no’ a Draghi al Quirinale, cioè colui che l’ha disarcionato e gli ha fatto perdere il posto da presidente del Consiglio. Dentro il M5s c’è un caos incredibile ed è fra tutti forse il gruppo meno governabile dal proprio leader. Il caos però, paradossalmente, potrebbe favorire le soluzioni stabili, che poi sono sempre due: Draghi o Mattarella bis. “Sono ottimista, Prende corpo l’ipotesi che abbiamo sempre sostenuto di un presidente eletto a larga maggioranza”, dice il senatore socialista Riccardo Nencini. Che sia dunque la strada che nel caos si va affermando, senza ancora essere del tutto visibile?

Draghi al Quirinale è garanzia per i partiti che non torneranno al voto, il Mattarella bis (125 voti alla terza votazione) è garanzia che Draghi resterà a Palazzo Chigi, e dunque che non si tornerà al voto. “Il risultato con i 125 voti a Mattarella è una evidente volontà del Parlamento di cercare stabilità di governo. La soluzione di votare Mattarella come presidente della Repubblica è la strada giusta. Sono certo che i voti aumenteranno”, dice Giorgio Trizzino, deputato ex M5s, oggi nel Misto.

I partiti dunque potrebbero giocare a questo chicken game rose di nomi finti e veti incrociati – finché non diventasse chiaro che il rischio è quello di eleggere un presidente della Repubblica di parte, sgradito agli avversari dell’altra parte. In questo caso ci potrebbero essere serie conseguenze sulla stabilità del Governo, qualora mancassero pezzi consistenti della maggioranza. Le soluzioni stabili garantirebbero i partiti perché nell’anno pre elettorale del 2022 non c’è spazio per le invenzioni e le innovazioni creative. C’è da preparare un voto politico nel 2023, oltre a gestire i miliardi del Pnrr. Per questo Draghi o Mattarella disinnescherebbero i colpi di pistola in stile Sarajevo che qua e là si intravedono all’orizzonte. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Senato della Repubblica)