(Public Policy) – Roma, 15 mag – La decisione presa ieri
dall’Ufficio di presidenza della Camera, che ha approvato a
maggioranza la richiesta di estensione dell’assistenza
sanitaria integrativa anche al convivente dello stesso sesso
del deputato o deputata, “è stata quella di eliminare una
restrizione priva di senso: cioè ritenere che i conviventi
possano essere solo eterosessuali, una cosa ancor più
assurda se la si confronta con altre decine di fondi per
assistenza integrativa simili a quello di cui parliamo (es:
i giornalisti) […] Quale sarebbe dunque lo scandalo? Quale
sarebbe l’ignobile privilegio? In realtà abbiamo
semplicemente eliminato una ridicola discriminazione”. Lo
scrive nel suo sito il vicepresidente della Camera Roberto
Giachetti (Pd).
“I deputati – spiega – hanno un fondo autonomo interamente
finanziato con trattenute mensili sui loro stipendi. È un
fondo autonomo come ce ne sono tantissimi che è appunto
integrativo. A questo fondo oltre a se stessi i deputati
fino a ieri potevano iscrivere, pagando una quota
aggiuntiva, i figli o il coniuge o il convivente. È così dal
2001, non da ieri”.
“Il tema di una legge per le coppie di fatto, quello dei
matrimoni gay che, da sempre, mi vedono favorevole e che
purtroppo fino ad oggi […] non hanno trovato una
maggioranza in Parlamento non c’entrano con questa vicenda.
Se poi ogni occasione deve essere utilizzata per fare
polemica, ognuno è libero di fare quello che crede”.
“Se poi – conclude Giachetti – questa banalissima decisione
dell’Ufficio di presidenza avesse la forza di spingere il
Parlamento a fare, finalmente, una legge civile su questo
tema, allora, oltre ad aver risolto una incongruenza
amministrativa, avremmo aiutato una buona causa”. (Public
Policy)
GAV