Due popoli, due Stati, tre cortei: il centrosinistra per Gaza

0

di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Non una, non due, ma tre manifestazioni distinte su Gaza. Il centrosinistra sarà pure coeso e compatto, finanche testardamente unitario, come ama ripetere fino allo sfinimento la segretaria del Pd Elly Schlein, ma su Israele e Palestina la mozione “due popoli due Stati” è diventata “due popoli, due Stati, tre cortei”. Il 6 giugno alle 18, al teatro Franco Parenti di Milano, i libdem di Azione e Italia viva si ritroveranno per una reunion d’occasione (i litigi dei fratelli Gallagher erano acqua fresca al confronto): Matteo Renzi e Carlo Calenda di nuovo insieme, seppur provvisoriamente.

“Per noi la posizione è molto chiara e molto netta: quello che fa Netanyahu nella striscia di Gaza è inaccettabile, è criminale e va fermato”, dice Calenda: “E tuttavia vogliamo ricordare che ciò che accade a  Gaza vede un altro attore che è Hamas, che usa i palestinesi come scudi umani, sequestra gli aiuti umanitari ed è altrettanto responsabile della più grossa crisi umanitaria da molti anni a questa parte. Tenere quindi insieme due prospettive è fondamentale se si vuole raggiungere l’obiettivo di una pace  duratura e di due Stati“. Insomma, aggiunge Calenda, “questo è il senso di questa manifestazione: non ha nulla contro quella del giorno successivo di cui però non condividiamo ciò che manca, il pezzo su Hamas, il pezzo su chi  vuole la distruzione dello Stato di Israele, il pezzo sull’antisemitismo ancora più forte e pronunciato”.

Concorda, per una volta, Renzi: “Avrei preferito una cosa unitaria, peccato. Le forze più di  sinistra hanno insistito sul fare una piattaforma tutta loro, prendere o lasciare. Vogliamo che sia chiaro che il principio politico due Popoli, due Stati è l’unica soluzione possibile. Serve una tregua subito, con la liberazione degli ostaggi  barbaramente trattenuti da Hamas. I bambini di Gaza hanno il diritto di crescere liberi come i bambini di Tel Aviv. Liberi di studiare, liberi dalle bombe, liberi dalla paura di un attacco  suicida o di un raid aereo. All’ingresso del Teatro Parenti di  Milano avremo le bandiere israeliane e quelle palestinesi, insieme. Israele ha il diritto e il dovere di esistere, lo Stato Palestinese ha il diritto e il  dovere di esistere. Ed entrambi si devono riconoscere”.

Il giorno dopo, invece, a Roma a manifestare saranno Pd, M5s e Avs: “Una grande manifestazione  nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che sentono come  insopportabile quello che sta succedendo: mobilitiamoci insieme  per fermare il massacro e i crimini del governo Netanyahu a Gaza”, hanno detto Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

L’associazione “Sinistra per Israele” (di cui fanno parte anche Piero Fassino ed Emanuele Fiano) aveva proposto alcuni punti per la manifestazione “indissociabili dalla necessaria condanna per la  situazione di Gaza e dalla richiesta di fermare l’azione del Governo di Israele”: dalla “richiesta della liberazione immediata di tutti i rapiti israeliani” alla “necessità dello smantellamento di Hamas”. Ma non è stata ascoltata. Anzi dalla nota congiunta di Pd, M5s e Avs dei giorni scorsi si capiva subito che la piattaforma era già stata predisposta: quella “inscritta nella mozione parlamentare” che i tre partiti “unitariamente” hanno “presentato in Parlamento”.

“Vanno fermati il massacro dei palestinesi e la vendita di armi a Israele. Sono inaccettabili le cose che stiamo vedendo”, ha detto Schlein su Rai3. “Non è accettabile che chiunque critichi un governo sia poi accusato di antisemitismo. Criticare il Governo Netanyahu è doveroso, dobbiamo fermare l’azione criminale di Netanyahu”. A seguirla anche qualche presidente di Regione, come Michele Emiliano (Puglia) e Michele De Pascale (Emilia-Romagna), che hanno annunciato la sospensione dei rapporti istituzionali con Israele. E la stessa strada potrebbe essere percorsa anche dalla Regione Toscana dopo l’apertura in tal senso del presidente Eugenio Giani, costretto a dare continua prova di lealtà alla segretaria Schlein per non essere costretto al passo indietro in vista delle prossime elezioni.

Assai più sbilanciata la piattaforma che sta dietro la manifestazione del 21 giugno, organizzata dall’Arci, che va benissimo alla sinistra della coalizione guidata dal Pd, dove però si tiene insieme tutto quello che insieme non può stare (l’Ucraina, il Medio Oriente, etc.) e dove soprattutto viene usata una parola, ‘genocidio‘, che parte del Pd non condivide: “Il coordinamento che promuove la manifestazione nazionale del 21 giugno Stop Rearm Europe ‘No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo’ sostiene tutte le campagne e le mobilitazioni per Gaza, per la Palestina, per fermare Israele che si stanno realizzando in queste ore”, c’è scritto nel testo della piattaforma.

I bilanci delle manifestazioni su Gaza arriveranno dopo il prossimo fine settimana, inevitabilmente, ma intanto va segnalato che alla segreteria del Pd importa poco delle proteste della minoranza riformista. Schlein tira dritto e, fra le altre cose, continua a tenersi stretta l’alleanza con il M5s, nonostante le parole di Conte dopo la vittoria a Genova: “La verità è che i cittadini votano i progetti politici seri. La sommatoria aritmetica non funziona”. (Public Policy)

@davidallegranti