(Public Policy) – Roma, 28 gen – “Chiediamo parole di verità
sui tempi ancora difficili che ci attendono, parole puntuali
e coerenza d’azione. Su questo di sconti non ne faremo a nessuno”.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio e alla
guida per questo semestre di Rete Imprese Italia, apre la
giornata nazionale di mobilitazione dell’associazione dalla
sede romana. Rete imprese, presenta alla politica “Le nostre
ragioni”, il documento che elenca le priorità per la
prossima legislatura.
“Vogliamo vedere i programmi elettorali – continua Sangalli
– non ci accontentiamo né di promesse, né di sogni e
diffidiamo di ogni scorciatoia. Cosa siamo disponibili a
dare in cambio? Ogni giorno diamo all’Italia occupazione,
stabilità economica, prodotti e servizi, investendo e
pagando di persona. Non chiediamo privilegi, ma opportunità
e strumenti per tornare a crescere”.
Le ragioni, Sangalli le elenca così: “Chirurgia
ricostruttiva della spesa pubblica”, “recupero
dell’evasione” per poter abbassare la pressione fiscale e
poi, “archiviazione dell’ulteriore incremento dell’aliquota
Iva, sarebbe l’ennesima e controproducente doccia gelata per
la ripresa”. La sala applaude. Sangalli, continua, con
l’elenco delle richieste: c’è la dismissione del patrimonio
pubblico (“per abbattere il debito”), la “razionalizzazione
del perimetro della funzione pubblica”, un miglior
collegamento scuola-mondo del lavoro, un nuovo
apprendistato, una flessibilità “governata e contrattata”,
la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del
lavoro.
Per Sangalli, quella che abbiamo di fronte è “una
legislatura decisiva, per rispondere ai costi economici e
sociali della grande crisi e per le scelte utili a rimettere
in moto crescita e occupazione”. Ci sono le “riforme
economiche e sociali” da fare, e bisogna ripartire “dal
terziario e dall’artigianato, dalle nostre imprese legate al
territorio, da quel tessuto produttivo che ha resistito, si
è innovato e che pensa di poter contribuire allo sviluppo e
all’occupazione”.
Ma c’è da recuperare il ritardo accumulato: “Nel corso
degli ultimi 10 anni si è troppo spesso rinviata la
soluzione di questi nodi, l’Italia è oggi un Paese più
povero in cui Pil e consumi pro capite hanno fatto un balzo
indietro di quasi 15 anni: chiediamo alla politica di non
mettere in liquidazione le imprese”.
“UN PAESE NORMALE”
“Sappiamo che molto dipende dalla capacità delle imprese e
del lavoro di cooperare per generare innovazione, ma è
altrettanto evidente che il ruolo della politica resta
determinante” continua il presidente. È il ruolo di “una
buona politica” che sceglie di misurarsi sul terreno della
sobrietà dei costi, della comune responsabilità per fare
dell’Italia “un Paese normale”.
Lo ripete spesso, Sangalli,
che la speranza è la “normalità” in cui “fare impresa non
significa né l’estenuante ricerca di un credito bancario
difficile da ottenere, né la quotidiana odissea dello
scontro con una burocrazia barocca e miope”.
Poi, ci sono i pagamenti in ritardo della Pubblica amministrazione, le alte
tasse (il 56%). Un Paese “normale” per Rete imprese Italia è
quello in cui ci sia certezza del diritto, legalità, una
giustizia efficiente, costi energetici secondo standard
europei e un Paese che consideri “l’impresa diffusa una
risorsa”.
I NUMERI DELLA CRISI
Il discorso di Sangalli è annunciato da un breve video
sulla crisi delle Pmi. Nel 2012 ne sono state chiuse una
ogni minuto. Il prelievo fiscale supera il 56% e i costi
impositivi all’anno sono di 2,7 miliardi. Il nostro Paese è
al 144esimo posto su poco più di 180 per accesso al credito,
gli adempimenti fiscali per una Pmi sono 120 all’anno cioè
uno ogni tre giorni.
Rete imprese Italia che raccoglie le cinque maggiori
organizzazioni dell’artigianato, del commercio, dei servizi
e del turismo (Casartigiani, Cna, Confartigianato,
Confcommercio, Confesercenti) ricorda che il settore produce
il 62% del Pil italiano e occupa il 58% degli italiani, 14
milioni, di cui 9 milioni di persone assunte a tempo
indeterminato. (Public Policy)
LAP