(Public Policy) – Roma, 12 feb – Al Governo che verrà dopo
il voto, l’Anm consegna in ‘anticipo’ un pacchetto di
proposte che rappresentato il contributo dell’Associazione
nazionale magistrati per risolvere la ‘grave crisi’ di
efficienze e funzionalità in cui versa il sistema giustizia.
‘Che si traduce troppo spesso in crisi di credibilità della
giustizia’, afferma il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli.
Anche la legislatura che si chiude è stata segnata da
scandali e corruzione dilagante, che ha purtroppo rafforzato
la ‘sfiducia’ nelle istituzioni. Anche in questo caso si è
persa una occasione. Una sfida che però – è l’auspicio del
sindacato delle toghe – il prossimo Parlamento potrà
cogliere. Tante le urgenze e le emergenze – ricorda Sabelli
– nel settore penale e civile, il sovraffollamento delle
carceri, la necessità di recuperare efficienza, di
intervenire in maniera più decisa contro la corruzione dei
criminali in ‘giacca e cravatta’. C’è poi la questione della
‘innovazione’ e la sfida della ‘informatizzazione’
necessarie – si legge nel documento – per snellire e
semplificare la ‘macchina della giustizia’.
In questa campagna elettorale – è il rammarico di Sabelli –
si è parlato poco di giustizia e troppo del rapporto tra
politica e magistratura. E con il caso dell’Ilva di Taranto
– l’impianto siderurgico pugliese sequestrato dalla
magistratura per disastro ambientale – lo scontro con le
istituzioni è stato durissimo.
Ma come realizzare un sistema efficiente? Nel documento
dell’Anm si formulano in sintesi varie proposte che partono
dalla ‘buona organizzazione’. E quindi: completare il
progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie con
la corretta redistribuzione delle piante organiche degli
uffici giudiziari. E ancora: estendere l’informatizzazione
del processo civile – che sarà operativa nel 2014 – anche al
penale. Realizzare – si legge ancora – un sistema
informatico che consenta l’accesso diffuso in rete da parte
dei cittadini ai sistemi di giustizia. E portare a termine
l’Ufficio per il processo.
Come per la giustizia civile anche per quella penale ‘il
primo intervento da operare è un piano di investimenti in
risorse materiali e personali’.
Quanto al rapporto tra politica e toghe: ‘occorre prevedere
un sistema di regolamentazione dell’accesso alle cariche
elettive e amministrative di governo nazionali e locali e
del rientro in ruolo alla cessazione del mandato’. Tanti
anche in questa competizione elettorale i magistrati scesi
in politica, da Grasso ad Ingroia. (Public Policy)
FEG