Lettera aperta all’Istat: diffonda i dati dei suicidi tra i malati

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ROMA (Public Policy) – “L’Istat renda noti alla Camera dei deputati – che inizia l’esame delle proposte di legge sull’eutanasia – i dati da cui risulta che per più di 1.000 degli oltre 3mila suicidi che ogni anno si registrano in Italia il ‘movente’ è la malattia, fisica o psichica: il che dimostra che se per questi malati esistesse l’alternativa della eutanasia, gran parte dei 1.000 suicidi sarebbe evitabile”.

È quanto chiedono al presidente dell’Istat Giorgio Alleva, in una lettera aperta, le compagne di Lucio Magri (Luciana Castellina) e di Mario Monicelli (Chiara Rapaccini), il figlio di Carlo Lizzani, Francesco e il dirigente della Associazione Luca Coscioni Carlo Troilo, in memoria del fratello Michele.

Gli autori della lettera non condividono la motivazione della decisione dell’Istat (evitare l’effetto di emulazione dei suicidi) e ritengono “essenziale” che i parlamentari conoscano questi dati “nel momento in cui iniziano la discussione su un tema delicato e controverso – la legalizzazione della eutanasia – che comunque incontra il favore del 70% degli italiani”.

LA LETTERA
“Egregio presidente”, è iniziato “alla Camera, presso le commissioni Giustizia e Affari sociali, l’esame delle varie proposte di legge in tema di scelte di fine vita presentate in questi ultimi anni, fra cui quella di iniziativa popolare depositata nel settembre del 2013 dalla Associazione Luca Coscioni, con 67mila firme di cittadini/elettori: una proposta che noi abbiamo pubblicamente sostenuto, anche in considerazione delle drammatiche scelte di fine vita di persone a noi care.

I presentatori di questa proposta di legge ritengono che l’impossibilità di ricorrere legalmente alla eutanasia abbia come conseguenza, in molti casi, la decisione di cercare nel suicidio una “uscita di sicurezza”.

Questa convinzione trova una base di comprovata autorevolezza nelle tabelle dell’Istat sui suicidi in Italia, che fino al 2009 fornivano, assieme ad altre voci (maschi e femmine, Nord e Sud, livello culturale, mezzi di esecuzione), anche quella relativa al movente.

Dalla voce “movente” risultava – arrotondando le cifre – che su poco più di 3.000 suicidi l’anno, per oltre 1.000 il movente erano le “malattie” (fisiche o psichiche): più delle “morti bianche” dei lavoratori, che giustamente suscitano nel Paese dolore e riprovazione. Un rapporto quantitativo molto simile si registrava per i tentativi di suicidio (più di 3.000), dovuti anch’essi, in oltre 1.000 casi, al movente “malattie”.

La lettera prosegue: a partire dalle tabelle relative al 2010, l’Istat ha però deciso di eliminare la voce “movente”. In una nota dell’agosto 2012 (“I suicidi in Italia: tendenze e confronti, come usare le statistiche”) l’Istituto, partendo da “linee guida” dell’Oms, sottolinea la forza del fattore emulativo nel caso dei suicidi e raccomanda la massima cautela nella diffusione dei dati.

Ci chiediamo, se questa è la ratio della decisione, se non sarebbe stato opportuno eliminare semmai la voce “modalità di esecuzione”, che per la sua obiettiva brutalità può più facilmente provocare fenomeni emulativi rispetto alla voce “movente”.

E proprio in questa direzione ci sembra orientato uno studio recente dell’Oms, che raccomanda “responsible reporting of suicide in the media, such as avoiding language that sensationalizes suicide and avoiding explicit description of methods (=mezzi di esecuzione) used”.

È comunque un dato di fatto che i deputati si troveranno ora privi della sola serie di dati che consentiva di ragionare non in astratto su una ipotesi che a noi, non “addetti ai lavori”, sembra comunque degna di valutazione: quella secondo cui circa un terzo dei suicidi potrebbe essere evitato se vi fosse, per i malati, l’alternativa della eutanasia o del suicidio assistito, che consentono una “morte degna” anziché quella “indegna” e atroce di chi è costretto a gettarsi nel vuoto o ad impiccarsi, per citare due delle “modalità di esecuzione” che sono in testa alla graduatoria dell’Istat.

Comunque la si pensi nel merito delle soluzioni legislative, ci sembra evidente l’importanza di disporre di dati obiettivi di valutazione, anche se in una minoranza di casi (ma non, ad esempio, in quelli riguardanti le persone a noi care) si può avere qualche incertezza nella valutazione della motivazione al suicidio.

Per queste ragioni, le saremmo veramente grati se volesse consentire ai membri della Camera di conoscere, con le modalità e per il tramite che ella riterrà opportuni, i dati degli ultimi anni sui moventi dei suicidi, che certamente i Suoi uffici hanno continuato a raccogliere.

In attesa di un suo cortese cenno di riscontro, la ringraziamo e la salutiamo con viva cordialità.

Luciana Castellina, Chiara Rapaccini, Franceso Lizzani, Carlo Troilo. (Public Policy) RED