Fine vita, le modifiche di FdI: dal divieto di eutanasia alla stretta per “motivi di lucro”

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di Marta Borghese

ROMA (Public Policy) – Sono circa 140 gli emendamenti depositati al ddl Fine vita nelle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato. In particolare, una cinquantina sono stati presentati dal Pd, 30 da Avs, 21 dal M5s. In maggioranza, invece, ne risultano 3 di Noi moderati, 3 di Forza Italia e una decina di Fratelli d’Italia. Gli unici nel centrodestra a non aver presentato proposte di modifica, quindi, sono gli esponenti della Lega.

Le commissioni riunite hanno fissato per mercoledì un Ufficio di presidenza in cui si dovrà stabilire il nuovo calendario dei lavori. Tra gli emendamenti di Fratelli d’Italia si segnala quello a prima firma della senatrice Lavinia Mennuni, che chiede di precisare nel testo che “nessuno può essere obbligato ad agevolare l’esecuzione del suicidio per effetto delle disposizioni” della legge, “neppure qualora sussistano e vengano accertate le condizioni di non punibilità”. Si precisa anche che “il medico, il personale sanitario o qualsiasi terzo” che rifiuti di fornire l’aiuto non possa subire “alcuna conseguenza negativa di carattere penale, civile o amministrativo“.

Un successivo emendamento di FdI, sempre a prima firma della senatrice Mennuni, prevede che, in caso di “istigazione o aiuto al suicidio” (articolo 580 del Codice penale) la pena venga aumentata, “con la reclusione da uno a due anni, se il fatto è commesso per motivi di lucro o se l’autore riceve per la sua condotta una utilità economica anche indiretta, fatti salvi i diritti ereditari”. Sempre Mennuni propone di mettere nero su bianco che sia “vietato ogni atto di eutanasia“.

Mentre con un altro emendamento, a prima firma dalla senatrice Cinzia Pellegrino, FdI chiede di intervenire con una correzione sul parere reso dal comitato di valutazione nazionale. Mentre nel testo dei relatori si prevede che il parere sia obbligatorio, ma non vi è alcun riferimento al fatto che lo stesso sia vincolante, l’emendamento FdI chiede che si tratti di un “parere obbligatorio avente valore vincolante riguardo all’accertamento tecnico-sicentifico“. Si prevede, poi, che lo stesso rappresenti un “elemento di prova qualificato”, “valutato dall’autorità giudiziaria”.

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@BorgheseMarta