Il caso Almasri diventa caso Bartolozzi: il dibattito in Giunta

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di Marta Borghese

ROMA (Public Policy) – Negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano e valutare, al contempo, la possibilità di sollevare un conflitto di attribuzioni alla Consulta nei confronti dell’autorità giudiziaria sulla posizione della capo di gabinetto di via Arenula Giusi Bartolozzi. Sarebbe questa, al momento, la strategia di maggioranza per affrontare gli strascichi giudiziari del caso Almasri, anche secondo quanto appreso da fonti di centrodestra.

Un’ipotesi ventilata anche a seguito della riunione di mercoledì della Giunta plenaria per le autorizzazioni, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri per il guardasigilli, per il titolare dell’Interno e per il sottosegretario Mantovano. Nella seduta di mercoledì il relatore del provvedimento Federico Gianassi (Pd) ha illustrato la relazione ai colleghi, aggiornandoli sulla ricostruzione dei fatti resa dal Tribunale dei ministri.

Nel dibattito che ne è seguito, secondo quanto appreso, il deputato di FdI Dario Iaia, a nome di tutti i componenti di maggioranza, (“in modo molto pacato e prudente”, spiega il presidente della Giunta Devis Dori, Avs) ha sollevato anche il tema relativo alla capo di gabinetto Bartolozzi.

Una questione che al momento non esiste in questo organismo parlamentare”, chiarisce Dori. Il tema è infatti tecnico e concernerebbe, secondo quanto si apprende, la distinzione tra un’ipotesi di reato eventualmente commesso “in concorso” con i ministri e l’ipotesi di reato “connesso” a quello per cui il Tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere, ma autonomo.

Nel primo caso, infatti, la questione sarebbe di competenza del Tribunale dei ministri, che dovrebbe passare, anche per eventuali persone in concorso, attraverso la Giunta per le autorizzazioni. Nel secondo, invece, procederebbe la magistratura ordinaria.

“Quando ci sarà l’ufficialità rifletteremo sulla questione del concorso”, spiega Dori alla luce degli interventi di maggioranza. “Se il reato per cui è indagata il capo della segreteria del ministro Nordio è esclusivamente il 371 bis del codice penale, cioè le false informazioni, lo stesso reato sarebbe autonomo rispetto a quelli che riguardano i ministri e il sottosegretario, quindi non sussisterebbe alcun concorso. La legge parla solo di concorso e non di connessione”, chiarisce.

Al momento, dunque, le vicende restano separate. Su Nordio, Piantedosi e Mantovano la Giunta procederà secondo il calendario già previsto: la prossima settimana il deposito delle memorie, poi, quella successiva, la formulazione di una proposta di parere da parte del relatore.

Salvo sorprese, se il relatore del provvedimento, il dem Gianassi, proporrà una proposta di autorizzazione a procedere, è probabile che la stessa vada incontro a bocciatura da parte della Giunta. “In tal caso – spiega a Public Policy il presidente Dori – procederò al conferimento del mandato a un altro relatore di maggioranza, che giungerà in aula con una posizione della Giunta di diniego dell’autorizzazione”.

Quanto alla questione relativa alla capo di gabinetto, invece, a sollevare un eventuale conflitto di attribuzione, alla Consulta, potrebbe essere – secondo quanto viene spiegato a Public Policy – l’Ufficio di presidenza della Camera, che potrebbe chiedere a maggioranza al presidente Fontana di farlo. E a tal punto, “questa non sarebbe più in alcun modo una questione di competenza della Giunta”, conferma Dori.

Se la strada dovesse essere quella del conflitto di attribuzione, si aprirebbero allora nuove possibilità: la Consulta potrebbe infatti pronunciarsi e rimettere la questione al Tribunale dei ministri, oppure validare la procedura ordinaria, ma i tempi sarebbero comunque decisamente più lunghi. (Public Policy)

@BorgheseMarta