Il problema del populismo: fareste gestire una miniera a un canarino?

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di Pietro Monsurrò

ROMA (Public Policy) – I canarini avevano un ruolo fondamentale nella sicurezza delle miniere: se l’aria diventava troppo povera di ossigeno, segnalavano ai minatori, morendo per primi, di mettersi in salvo uscendo dalla zona.

Il populismo, un insieme eterogeneo di movimenti politici che hanno avuto successo in tutto il mondo occidentale negli ultimi dieci anni, può essere considerato come un canarino nella miniera: la prova che qualcosa non andava, un segnale di allarme, un’occasione per cambiare la rotta e allontanarsi dal pericolo.

La democrazia è in crisi per molte cause, ma nessuna è stata prodotta dal populismo, dall’antipolitica, dal “voto di protesta”: questi fenomeni sono venuti dopo, quando l’aria era già viziata, e i minatori in pericolo. Non è stato il canarino a consumare l’ossigeno.

Il populismo nasce come protesta verso problemi reali, e anche contro problemi immaginari. Sui primi si poteva incidere, e si può ancora incidere. Sui secondi, per definizione, no, ma senza i primi non si sarebbe arrivati a un clima di sfiducia verso le élite, quindi anche i problemi immaginari si sarebbero risolti, in buona parte, da sé.

Parliamo dei problemi reali. Le politiche monetarie e fiscali hanno causato instabilità finanziaria e stagnazione economica. Le politiche ambientali hanno ridotto i redditi e distrutto posti di lavoro, spesso peggiorando l’inquinamento (si pensi alla lotta contro il nucleare). L’immigrazione di massa di persone senza qualifiche ha creato problemi di integrazione, di affollamento dei servizi pubblici e sociali, a volte di degrado e criminalità. L’”esportazione della democrazia” ha causato migliaia di caduti, decine di migliaia di reduci, centinaia di miliardi di dollari di costi. L’Unione europea si è arrogata diritti e competenze, allontanando il potere dai cittadini, senza giustificazione plausibile in termini di vantaggi economici (a parte il Mercato unico). L’euro ha devastato le economie della periferia, fatto sprecare migliaia di miliardi di capitali, e oggi non è in grado di rispondere credibilmente al problema dell’inflazione. Più di recente: la crisi energetica prodotta dalla lotta agli idrocarburi (in nome di inadeguate energie alternative, come solare ed eolico) e dall’eccessiva fiducia nei confronti di Russia e Cina; e i lockdown e le restrizioni alle libertà fondamentali per ridurre i casi di Covid anche quando i vaccini avevano risolto il problema, evitando il collasso dei sistemi sanitari, per inseguire l’illusione di eliminare un virus ormai endemico. Del resto, anche le cose utili, come la globalizzazione, causano problemi che vanno gestiti: posti di lavoro distrutti, problemi di riqualificazione professionale, aumento delle disuguaglianze interne ai paesi.

Eppure c’è un problema: se suona un allarme, bisogna decidere che fare. Ma se l’allarme provoca un cambio di Governo, la creazione di nuovi partiti, l’ascesa di una nuova classe dirigente, cambia anche chi deve gestire la crisi. E uniformemente i populisti hanno deluso le aspettative: incompetenti, inadeguati, molto bravi a fare promesse non mantenibili e proporre soluzioni fallimentari. Gli elettori hanno votato i populisti per segnalare scontento, ma così facendo hanno fatto gestire la miniera al canarino.

Come se ne esce? In una democrazia sana, i principali partiti avrebbero fiutato l’aria e deciso di arieggiare la miniera. Invece non hanno cambiato minimamente rotta, nella loro arrogante e autoreferenziale sicumera. Poi si sono sommate altre due aporie: dato che i populisti sono peggiori di noi, noi siamo il male minore, e per rispondere alle critiche dei primi, dobbiamo negare l’esistenza dei problemi e continuare ciecamente nella stessa direzione.

Il primo passo per risolvere un problema è parlarne. Negare che esistano, nel timore di dare un vantaggio elettorale ai movimenti di protesta, perpetua e aggrava i problemi. Occorre inglobale i temi fondati e giustificabili della protesta nei programmi politici, cambiando rotta in modo da ripristinare un rapporto sano e costruttivo tra élite ed elettorato. La politica ha creato il problema. E dovrà essere la politica a risolverlo. (Public Policy)

@pietrom79