IL PROGRAMMA PD DEL 2008 E LA CARTA D’INTENTI DI OGGI/FOCUS

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(Public Policy) – Roma, 19 feb – (di Laura Preite) Il
programma del Pd del 2008, era il programma della sfida
lanciata da Walter Veltroni, dello slogan elettorale
all’americana ‘Yes we can’, in partito a vocazione
maggioritaria, capace di correre da solo e vincere. Poi è
arrivata la sconfitta, e il ritorno al potere del
centrodestra capitanato da Silvio Berlusconi.
Il programma del 2008 è liberale in particolare là dove si
parla di concorrenza e piccole imprese e dove si ripensa
l’intervento pubblico. Oggi Veltroni non c’è più (ha dato il
suo addio alla politica il 21 dicembre) e al programma del
2008, si sostituisce la Carta d’intenti dell’alleanza di
centrosinistra uscita dalle primarie: Pd, Sel, Psi a cui si
sono aggiunti in seguito il Centro democratico di Bruno
Tabacci, i Moderati e l’Svp.

DA 30 A 8 PAGINE
Ancor prima dei contenuti, la differenza è nella lunghezza.
Il programma del Pd del 2008 era composto da 30 pagine. Oggi
la Carta d’intenti ne mette insieme solo 8. Se cinque anni
fa si riusciva ad elencare una serie di misure precise da
mettere in pratica in caso di vittoria, oggi, nella Carta
d’intenti ci sono in larga parte principi.
Le parole d’ordine del programma elettorale di quest’anno
sono: Europa, democrazia, lavoro, uguaglianza, libertà,
sapere, sviluppo sostenibile, beni comuni, diritti,
responsabilità.

LE DUE FILOSOFIE A CONFRONTO
‘Più mobilità sociale, più spazio al merito e ai talenti, e
meno chiusure corporative; più legalità e meno furbizia; più
ricerca, scienza, innovazione tecnologica e meno divisioni e
steccati ideologici; più fiducia nel futuro e in sé stessi,
meno paura del nuovo; più potere di decisione alla
democrazia e meno poteri di veto’; così il programma del
2008, che identifica anche quattro problemi: l’efficienza
economica e quindi la produttività, la disuguaglianza, le
libertà e la qualità della democrazia. Poi si passa alle
azioni concrete: la sicurezza, lo sviluppo ‘inclusivo’, una
forte iniezione di concorrenza, innovazione e merito in
tutti i settori, premiare i migliori, uno stato sociale
universalistico (fatto di nuovi ammortizzatori sociali e
servizi pubblici efficienti), un nuovo patto tra
generazioni, imperniato sull’investimento in conoscenza,
ricerca, innovazione tecnologica, una spesa pubblica più
efficiente.
Oggi, invece, il programma assume diversi accenti: si
critica ‘il mercato senza regole, la destra populista, il
liberismo finanziario’. Si parla di lotta ‘decisa’
all’evasione fiscale (già 2008), al contrasto severo dei
reati contro l’ambiente, al rafforzamento della lotta alla
corruzione. Poi si prevedono, come nel 2008, interventi sul
conflitto d’interessi, la legge antitrust e sulla libertà
d’informazione. Si propone una ‘riforma profonda dei servizi
pubblici locali’ e un piano per la pubblica amministrazione
che produca ‘efficienza e risparmio’.
Inoltre, e questa è una novità, si propone una legge sui
partiti (l’applicazione dell’articolo 49 della Costituzione)
e la riduzione del finanziamento pubblico.

IL LAVORO IERI E OGGI
Nel 2008 il tema del lavoro e delle relazioni sindacali,
particolarmente delicato per il centrosinistra, per la sua
forte base nel sindacato Cgil, veniva snocciolato così: ‘Si
deve puntare ad una radicale riforma del Patto del luglio
del ’93. Quel modello aveva un obiettivo unificante: la
stabilizzazione economico-finanziaria. Risultò decisivo per
conseguirla, con l’Euro. Ora, serve un nuovo modello, con un
nuovo obiettivo: l’incremento della produttività totale dei
fattori, introducendo fortissime dosi di innovazione nel
nostro sistema economico ed aprendolo agli investimenti
stranieri’.
Si abbraccia il modello della flexicurity, con le tutele in
caso di disoccupazione per tutti: ‘Ci vogliono politiche
attive sul mercato del lavoro, che forniscano tutele del
reddito in caso di disoccupazione; e un sistema efficiente
di servizi, di formazione e di occasioni per il reimpiego’.
Ai sindacati e associazioni di categoria, il Pd chiedeva in
modo ‘urgente una (auto) riforma delle regole della
rappresentanza, per renderle protagoniste della
contrattazione di secondo livello, dove si può agire sulla
produttività’.
Oggi, invece, della contrattazione di secondo livello non
c’è traccia ma si parla di rimettere al centro ‘la dignità
del lavoratore’ contro ‘nuove forme di sfruttamento’. Si
chiede una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro
‘che consenta l’esercizio effettivo della democrazia per chi
lavora’. C’è stata la vicenda Fiat. Al capitolo libertà si
parla di merito, la sua ‘valorizzazione’ con misure ‘più
incisive’ rispetto al Governo Berlusconi precedente.

L’ECONOMIA DI IERI E DI OGGI
Nel 2008 si proponeva il nucleare di quarta generazione, il
diritto alla banda larga, la concorrenza nel settore
ferroviario regionale e del trasporto locale, la Tav, i
rigassificatori e gli impianti per lo smaltimento dei
rifiuti, ‘basta con l’ambientalismo che cavalca ogni Nimby e
impedisce di fare le infrastrutture necessarie al Paese’. A
ciò si aggiunge credito d’imposta strutturale per le imprese
che fanno ricerca e sviluppo.
Il programma economico prevedeva anche un miglior
funzionamento dell’Authority della concorrenza e la
prosecuzione delle liberalizzazioni, nella telefonia,
trasporto ferroviario, trasporti locali, distribuzione di
carburanti, semplificazioni per le imprese iniziate
dall’allora ministro dell’Economia e oggi candidato premier
della coalizione, Pier Luigi Bersani. Nei servizi pubblici
si proponeva l’aumento del grado di concorrenza.
Oggi invece, allo sviluppo è dedicata l’ultima pagina del
programma e ruota attorno a una ‘politica industriale
integralmente ecologica’. Il centrosinistra propone ‘grande
aree di investimento’, ‘verso le quali orientare il sistema
delle imprese’, nell’industria, nell’agricoltura e nei
servizi: tipicità, mobilità sostenibile, efficienza
energetica sono le parole d’ordine. Poi ci sono i ‘beni
comuni’, a partire dall’acqua, a cui si fa riferimento
citando i referendum della primavera del 2011.

LE TASSE DI IERI E DI OGGI
Ieri si proponeva meno Irpef per i lavoratori dipendenti da
finanziare con la lotta all’evasione, riduzione delle tasse
sul salario di produttività, dote fiscale per i figli,
credito d’imposta rimborsabile per le donne che lavorano e
per le imprese che investono in ricerca e sviluppo.
Anche oggi si propone di intervenire sul fisco,
‘alleggerendo le tasse a lavoratori e imprese’ e il cuneo
fiscale, attingendo ‘alla rendita dei grandi patrimoni
finanziari e immobiliari’ e si vuole sostenere con politiche
fiscali l’occupazione femminile.

LA POLITICA ESTERA DI IERI E DI OGGI
Sull’Europa e la politica estera le differenze sono molto
evidenti: nel 2008, in piena lotta al terrorismo si
scriveva: ‘L’Italia deve poter disporre di uno strumento
militare che le consenta, in coerenza con il mandato fissato
nell’articolo 11 della Costituzione, di assicurare
un’adeguata difesa del territorio nazionale; di svolgere da
protagonista il ruolo che le compete nelle alleanze
internazionali (…) La lotta al terrorismo resta
un’esigenza essenziale’. Già cinque anni fa si proponevano
gli euro bond, obbligazioni del debito pubblico degli stati
dell’Unione.
Oggi, dopo la crisi dei debiti sovrani europei, si pone
l’accento sulla ‘tradizione europeista dell’Italia’ e si
chiede ‘il rilancio del progetto europeo, rafforzando la
piattaforma dei progressisti’, ovvero le alleanze tra i
governi di centrosinistra, e il coordinamento delle
politiche economiche e fiscali.

I DIRITTI DI OGGI
Più forte l’accento sui diritti nel programma di oggi:
difesa della legge 194 sull’aborto e sua ‘piena
applicazione’, modifiche alla legge 40 sulla fecondazione
assistita, diritti di cittadinanza per gli immigrati nati e
cresciuti in Italia (già presente nel 2008 ma scompare il
riferimento ai ‘doveri’ degli immigrati), diritti delle
donne e delle coppie omosessuali, e loro riconoscimento
giuridico. Si propone anche l’introduzione di una legge
contro l’omofobia.

LA GIUSTIZIA CHE NON C’È PIÙ
Del dettagliato programma dedicato alla riforma della
giustizia del 2008, oggi non c’è traccia. Nemmeno un
accenno. Nel 2008 invece si proponeva: razionalizzazione e
accelerazione del processo civile e penale, accorpamento dei
magistrati e delle risorse, gestione manageriale degli
uffici giudiziari, divieto di pubblicare le intercettazioni
fino all’udienza preliminare e al termine delle indagini.

LE RIFORME ISTITUZIONALI DI BERLUSCONI
Analogie ci sono non tanto con il Pd di ieri e di oggi ma
con il Pd di allora e il Pdl di queste elezioni, sulle
riforme istituzionali e costituzionali. Per esempio nel 2008
si proponeva che disegni di legge approvati dal governo
dovessero essere votati in Parlamento non oltre i due mesi,
così come propone oggi Berlusconi.
Le leggi inoltre, tranne quelle costituzionali, di
revisione costituzionale e quelle che ordinano i rapporti
tra centro e periferia, dovevano essere approvate da una
sola Camera, per il Pd del 2008, non per l’alleanza di
centrosinistra di oggi.
Invece, è diventata proposta del Movimento 5 stelle ciò che
era già presente nel programma di Veltroni, ovvero i
referendum non solo abrogativi ma propositivi.

ULTIMO APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ
Si mette nero su bianco che l’alleanza di centrosinistra
uscita dalle primarie non compirà gli errori del 2006. È
l’ultimo punto della Carta d’intenti: ‘Le forze della
coalizione, in un quadro di lealtà e civiltà dei rapporti si
dovranno impegnare a sostenere in modo leale e per l’intero
arco della legislatura l’azione del premier scelto con le
primarie, affidare a chi avrà l’onere e l’onore di guidare
la maggioranza la responsabilità di una composizione di
governo snella, sottratta a logiche di spartizione e
ispirata a criteri di competenza, rinnovamento e credibilità
interna e internazionale’. (Public Policy)