Il regolamento della Camera non cambierà, almeno non a breve

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di Riccardo Pieroni

ROMA (Public Policy) – A Montecitorio la riforma del Regolamento rischia di impantanarsi o di non avere tempi immediati di realizzazione. A differenza di Palazzo Madama, dove sono stati apportati numerosi correttivi nell’ultimo scorcio della XVIII legislatura, la Camera continuerà ad avere 14 commissioni permanenti, nonostante la riduzione del numero dei parlamentari.

Secondo quanto risulta a Public Policy tra le priorità della maggioranza che sostiene il Governo Meloni non vi è una riscrittura del Regolamento della Camera. O meglio: si punta a una serie di ritocchi minimali e necessari. Uno di essi sarebbe la riproporzionalizzazione dei quorum regolamentari alla luce della riduzione del numero di deputati.

Ma non si tratterebbe di una riforma, come avvenuto a Palazzo Madama. E, in ogni caso, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari di FdI e Lega, i tempi non si preannunciano affatto brevi. Proprio in questi giorni a Montecitorio, sia all’interno della Giunta per il regolamento che dell’Ufficio di Presidenza, si è iniziato a ragionare sull’avvio di una discussione sul tema, ritenuto urgente e prioritario fino a pochi mesi fa.

Infatti nella seduta dello scorso 9 agosto l’allora deputato di Forza Italia Simone Baldelli, relatore della riforma nella scorsa legislatura, insieme all’ex deputato del Pd Emanuele Fiano, interveniva in aula per esprimere la sua “amarezza” sul mancato raggiungimento dell’accordo tra le forze politiche per l’approvazione delle modifiche al Regolamento.

In quell’occasione Riccardo Zucconi, deputato rieletto in questa legislatura, evidenziava che Fratelli d’Italia sollecitava “da tempo che si mettesse mano a una riforma del Regolamento, per far sì che fosse congruo e coerente rispetto alla diminuzione dei parlamentari”.

La riforma del Regolamento al Senato è stata approvata lo scorso 27 luglio dall’aula di Palazzo Madama. Tra i correttivi principali vi è la riduzione del numero delle commissioni permanenti (da 14 a 10) e del numero dei senatori necessari per formare un gruppo autonomo. Un’altra novità riguarda i pareri della commissione Bilancio: arriveranno soltanto sugli emendamenti approvati nelle commissioni e non più su tutte le proposte presentate dai gruppi durante l’iter

La riforma prevede poi – tra le altre cose – la possibilità di presentare petizioni in formato elettronico e stabilisce una dotazione minima di risorse finanziarie in favore dei gruppi per gli “scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare”. (Public Policy)

@ri_piero