INDUSTRIA, GHIZZONI (UNICREDIT): CRISI PORTERÀ A IMPRESE PIÙ GRANDI

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(Public Policy) – Roma, 14 gen – Un processo di selezione,
che vedrà alcune imprese scomparire, ma porterà
all’aggregazione di altri soggetti industriali. Federico
Ghizzoni, ad di Unicredit, intervistato da Repubblica,
descrive le trasformazioni in corso nel tessuto produttivo italiano.

“Chi esporta ha tecnologie e modelli di business
avanzati, e ha la possibilità di crescere facendo
acquisizioni a prezzi prima impensabili. Alla fine di questo
processo avremo più imprese di maggiore dimensione”.

Due le cause all’origine del riassetto delle strutture
produttive italiane, secondo il banchiere: la crisi e la
maggior selettività delle banche, che “non possono più
supportare tutti, devono scegliere e quindi i più deboli
sono destinati a sparire. L’effetto si vede anche sulle
catene di controllo: dovendo le banche scegliere tendono a
finanziare la parte industriale. È una correzione positiva,
le catene di controllo troppo lunghe aumentano il costo del
rischio”.

Il 2013, secondo le analisi di Unicredit, sarà “quasi
piatto”, con una crescita europea media dello 0,1-0,2% che
sconta il -0,7% dell’Italia e il +1% della Germania”.
Ghizzoni parla di “anno molto duro e in più c’è l’incertezza
delle elezioni in Italia e in Germania che freneranno un po’
d’iniziative”. Meglio il 2014, anno in cui Unicredit
“prevede crescita ovunque”.

Sulla crisi euro connessa
al rischio sui debiti sovrani, Ghizzoni non ha dubbi:
“l’euro non è più un problema da quando Draghi ha detto che
la Bce lo avrebbe difeso a tutti i costi”. E anche sul
fronte delle riforme strutturali dei singoli Paesi, per
Ghizzoni sono stati fatti passi avanti importanti: “Ci sono
stati aggiustamenti macro quasi clamorosi se si considera da
dove si è partiti: in Grecia il deficit nel 2013 sarà
azzerato, mentre l’export è esploso, ancora non si vede
l’effetto sulla crescita ma il riposizionamento è
sostanziale. Quanto alla Spagna è molto importante
completare quanto concordato con le banche”.

Un “dato importantissimo contro lo scetticismo a lungo
dominante”, per il numero uno di Unicredit è la decisione
sull’unione bancaria europea, e l’attivazione, dal 2014,
della regolazione unica per 200 banche. Bene anche
l’aggiornamento di Basilea III sui requisiti di liquidità,
“perché in periodi di recessione e di credito scarso
l’incertezza sui requisiti di liquidità tratteneva le
banche”.

Ma restano tre passi da fare: “Il primo sul ‘matching’
delle scadenze, perché pretendere che raccolta e impieghi
abbiano scadenze perfettamente simmetriche è poco
realistico”. Poi servono “criteri di valutazione del rischio
differenziati tra banche d’investimento e commerciali”.
Terzo punto è l’armonizzazione dei criteri di valutazione
sulla rischiosità degli attivi delle banche commerciali che
“deve essere uguale in tutti i Paesi”. (Public Policy)

LEP