di Riccardo Pieroni
ROMA (Public Policy) – La pdl Cittadinanza, relativa allo Ius scholae, è pronta per andare in aula a Montecitorio. La discussione generale, vista la concomitanza con l’esame di altri provvedimenti, inizierà con molta probabilità in serata.
Martedì sera la commissione Affari costituzionali alla Camera ha conferito il mandato – con la netta contrarietà di FdI-Lega e con FI che si è spaccata – a riferire in aula al relatore e presidente della I, Giuseppe Brescia (M5s). Ciò è avvenuto senza aver concluso l’esame degli emendamenti: le proposte rimaste sul tavolo sono state considerate respinte dopo la votazione con esito positivo sul conferimento del mandato.
Nella seduta della commissione di martedì, iniziata alle 17.30 e conclusasi, dopo varie sospensioni, intorno alle 21.30, sono stati respinti gran parte degli emendamenti presentati, provenienti perlopiù da FdI e Lega. Nella I di Palazzo Montecitorio i voti sulle proposte sono iniziati ad aprile e l’iter in commissione ha avuto un’accelerazione nelle ultime settimane, proprio per rispettare la calendarizzazione della pdl nell’aula, prevista appunto per oggi.
Tra le proposte che hanno ottenuto il via libera della commissione vi è un emendamento riformulato a prima firma Stefano Ceccanti (Pd), con il quale si introducono alcune modifiche sulle modalità di conseguimento della cittadinanza italiana rispetto a quanto previsto dal testo base adottato a marzo dalla I. Essa potrà essere ottenuta dal minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età “che risieda legalmente in Italia” – e non più quindi “che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia” – e abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici in istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.
Altra novità: la cittadinanza si potrà acquisire a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell’interessato, “da un genitore legalmente residente in Italia” – e non più “da entrambi i genitori legalmente residenti” – o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore. Con un altro emendamento riformulato e approvato – sempre a prima firma Ceccanti – si prevede che la dichiarazione non dovrà essere annotata nel registro dello stato civile.
Via libera poi a un emendamento riformulato a prima firma Carlo Sarro (FI) con cui si prevede che sarà un decreto del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell’Istruzione, “previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281”, a definire i requisiti essenziali che “i percorsi di istruzione e formazione professionale” dovranno possedere “ai fini dell’idoneità a costituire titolo per l’acquisto della cittadinanza”.
Infine con l’ok a un emendamento riformulato a prima firma Vittoria Baldino (M5s) si introduce una novità sull’articolo 1 della pdl: nel caso in cui il minore straniero frequenti la scuola primaria “è altresì necessaria la conclusione positiva del corso medesimo” per il conseguimento della cittadinanza italiana. (Public Policy)
@ri_piero