di David Allegranti
ROMA (Public Policy / Policy Europe) – Soltanto lo scorso 28 gennaio il neo segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Marco Rubio, ha parlato con l’Alto rappresentante dell’Unione europea nonché vicepresidente della Commissione europea Kaja Kallas. E soltanto dopo una fitta agenda di telefonate e incontri con capi del Governo e ministri di tutto il mondo (dal ministro degli Esteri giapponese Iwaya Takeshi, incontrato di persona a Washington, alla telefonata con la ministra degli Affari esteri canadese Mélanie Joly, con il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, con il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, eccetera eccetera).
Nella sua telefonata con la “ministra degli Esteri dell’Ue” Kallas, il segretario di Stato Rubio – riferisce il Dipartimento di Stato – ha sottolineato “la necessità di rafforzare la sicurezza transatlantica, ha chiesto all’Europa di aumentare la spesa per la difesa e ha evidenziato le sfide poste dalla Cina”. Rubio “ha accolto con favore l’estensione delle sanzioni dell’Ue contro la Russia per la sua guerra contro l’Ucraina. Il segretario e l’Alto rappresentante hanno discusso di come approfondire la cooperazione tra Stati Uniti e Unione europea su priorità comuni”.
Il tema dell’aumento della spesa per la difesa di Nato e Unione europea è tra le priorità della politica estera statunitense. Secondo il Financial Times – notizia di qualche settimana fa – Trump vorrebbe che i Paesi membri della Nato innalzassero la spesa militare al 5 per cento del proprio Pil. Una cifra enorme (prima la richiesta era di rispettare i patti, cioè raggiungere almeno il 2 per cento) che nemmeno gli Stati Uniti sono riusciti a rispettare. I primi a rispondere positivamente all’ipotesi sono stati i polacchi. Il della Difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz in un’intervista al FT si è detto favorevole. Secondo il ministro, Varsavia “può’ essere il collegamento transatlantico tra questa sfida posta dal presidente Trump e la sua attuazione in Europa”.
Di difesa si parlerà molto in questi giorni e in questi mesi. Il tema è stato al centro del vertice informale dei leader Ue, lunedì a Bruxelles. “Durante la sessione di lavoro mattutina i capi di Stato e di Governo dell’Ue affronteranno il tema delle relazioni con gli Stati Uniti, durante il pranzo sarà presente anche il segretario generale della Nato Mark Rutte per parlare dei rapporti con l’Alleanza transatlantica”, ha scritto Policy Europe: “Il pomeriggio sarà dedicato al cuore della questione, le capacità della difesa europea e come finanziarla, mentre alle sette è prevista una cena di lavoro con il primo ministro britannico Keir Starmer, sulle relazioni Ue-Uk. Su nessuno di questi temi saranno approvate conclusioni o dichiarazioni”. Quello di lunedì è stato infatti solo l’inizio del dibattito, importante per definire le priorità, con i leader che torneranno sulla questione al Consiglio europeo di giugno.
Poco prima di parlare con Rubio, l’Alto Rappresentante Kallas ha partecipato all’assemblea annuale dell’Agenzia Europea per la Difesa, dove ha invitato a una maggiore sinergia fra i Paesi europei: “Dobbiamo consolidare la nostra industria della difesa e sviluppare sistemi d’arma comuni. La nostra industria europea della difesa potrebbe poi utilizzare gli stessi sistemi militari e aiutare i militari degli Stati membri a diventare più interoperabili… l’Ue dovrebbe anche lavorare per creare un mercato unico della difesa”. Kallas ha però detto che l’Ue non ha bisogno di un’unica forza armata europea, ma piuttosto di 27 eserciti in grado di lavorare insieme per scoraggiare e difendere da qualsiasi minaccia, in particolare dalla Russia. “L’industria russa della difesa sta sfornando carri armati, proiettili d’artiglieria e bombe a elica più velocemente di quanto possiamo fare noi. Si tratta di un Paese fortemente militarizzato, che spende più di un terzo del suo bilancio nazionale per le forze armate, il triplo di quanto spendeva prima della guerra. Dobbiamo essere realistici sulla portata di questa minaccia”.
Secondo l’Agenzia Europea per la Difesa i 27 Stati membri dell’Ue hanno speso nel 2023 279 miliardi in Difesa (1,6 per cento del Pil), cifra più alta del 10 per cento rispetto all’anno precedente, il nono di seguito in crescita in termini di spesa per la difesa. Ventidue Paesi hanno aumentato la spesa e 11 di loro hanno aumentato la spesa del 10 per cento. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per la Difesa, la cifra record del 2023 dovrebbe essere stata superata nel 2024, con 326 miliardi euro.
“L’Unione europea sta facendo passi da gigante negli investimenti per la difesa, stimolata dall’urgenza delle minacce che dobbiamo affrontare”, ha detto il direttore esecutivo dell’Agenzia, Jiří Šedivý. “Tuttavia, una buona parte di questi investimenti è destinata ad equipaggiamenti di serie provenienti da paesi terzi, il che evidenzia la necessità di rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea. Acquistare insieme fa risparmiare denaro, mentre sviluppare insieme i mezzi ci rende più indipendenti. Accolgo con favore l’aumento della spesa per la ricerca. Ma l’Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina negli investimenti in ricerca e tecnologia per la difesa. Per garantire il futuro dell’Europa, dobbiamo dare priorità all’innovazione e all’unità”.
Chissà se queste buone intenzioni basteranno a placare la furia di Trump. (Public Policy / Policy Europe)
@davidallegranti