La politica contro il futuro del Paese

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di Pietro Monsurrò

ROMA (Public Policy) – La politica italiana continua a promettere spese clientelari e assistenziali che non hanno alcuna copertura di budget. Inoltre, non c’è nessun serio piano per affrontare i problemi di crescita, produttività, competitività, infrastrutture, energia. Questi temi sono fuori dal dibattito pubblico, e anche quando se ne parla, come nel caso dell’energia, le illusioni sembrano contare più della realtà.

Con una classe dirigente del genere il Paese continuerà nel suo percorso pluridecennale di stagnazione, inframmezzata a repentini e profondi crolli. I quattro requisiti di igiene mentale per una politica seria dovrebbero essere:

  1. Analizzare il problema della stagnazione della produttività e della crescita e trovare il modo di affrontarlo. È un problema complicato e con molteplici cause, alcune delle quali richiedono molto tempo per essere rimosse, oltre che il superamento dell’opposizione di numerosi gruppi di pressione. Tasse eccessive, burocrazia asfissiante, alto costo dell’energia, instabilità finanziaria e fiscale, eccessiva legislazione, giustizia inefficiente, capitale umano scarso soprattutto in ambito STEM, infrastrutture insufficienti, finanza inefficiente, lobby trincerate nei privilegi, aziende piccole e incapaci di crescita sono alcuni dei problemi da affrontare.
  2. La fragilità fiscale e l’inefficacia (o la dannosità) degli stimoli macroeconomici nel risolvere il problema della crescita fa sì che ogni proposta di spesa debba essere coperta da tagli di spesa in altri ambiti, e lo stesso deve valere per ogni taglio fiscale. Anzi, semmai il deficit andrebbe ridotto per evitare che il debito rimanga eccessivo. Se si risolvesse (1) questo problema sarebbe meno grave.
  3. La scarsità di energia, e i conseguenti costi per riscaldamenti ed elettricità, richiedono una politica realistica, e quindi libera da illusioni sull’Energiewende: centinaia di miliardi di investimenti in Germania non hanno ridotto i costi medi, hanno aumentato la dipendenza da Putin e ne hanno finanziato le aggressioni, e hanno ridotto poco le emissioni (che sono il doppio che in Francia, pro capite). Il nucleare è probabilmente l’unica strada tecnicamente ed economicamente fattibile per ridurre i costi, aumentare la competitività, ridurre le emissioni, e ridurre la dipendenza da Russia, ma solo nel lungo termine (dal 2030 in poi). Nel breve servono idrocarburi, ma coibentazione, geotermico, rinnovabili, e termovalorizzatori possono aiutare.
  4. Per risolvere il problema dell’inflazione andrebbe risolto il problema del debito (2) perché l’euro non può essere una moneta forte e contemporaneamente garantire credito e liquidità ad un paese semifallito come l’Italia. L’inflazione deriva principalmente dalla Bce, dalle politiche energetiche, e dalle politiche fiscali (per crowding out). La prima causa è fuori dal controllo del Governo, tranne per il fatto che le politiche della Bce sono condizionate dallo stato pietoso delle finanze italiane. Un’Italia forte è forse l’unico modo di salvare l’euro, ammesso che valga la pena salvarlo. Un ritorno alla lira trasformerebbe invece l’Italia in una repubblica sudamericana.

Se un partito o una coalizione non ha un programma che affronta questi quattro problemi seriamente, o si limita a slogan e proposte tecnicamente false come stimolare la crescita tramite debito e inflazione, non va votato. Se si vuole dare un futuro al Paese, occorre studiare come risolvere questi problemi, non votare per aggravarli. Basta quindi con il voto di scambio, con il clientelismo, con l’assistenzialismo (ovviamente, esiste la necessità di trovare risorse contro la povertà, per non far pagare il costo delle riforme agli ultimi).

Lascio all’elettore decidere se tra i quattro poli ce ne sia almeno uno che abbia un programma adeguato (sulla carta, uno sembra decisamente meno peggiore degli altri). Invito però a non votare chiunque non prenda queste questioni sul serio. Se il Paese vuole avere un futuro deve cambiare strada, e i partiti che rappresentano il vecchio modo di fare politica, con il voto di scambio finanziato a debito, devono sparire (o cambiare). O si cresce o si muore: non esistono altri temi rilevanti per il futuro dell’Italia. (Public Policy)

@pietrom79