(Public Policy) – Roma, 29 ott – “Trovo poco serio che dopo
pochi giorni dall’entrata in vigore della riforma del Lavoro
si dica già che è un fallimento: noi dobbiamo anche imparare
che la valutazione delle politiche è una cosa seria e va
presa seriamente”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Elsa
Fornero, parlando durante il convegno Hrc “Il Welfare tra
passato, presente e futuro”, intervistata dal direttore di
SkyTg24, Sarah Varetto.
ESODATI: NESSUNO SAPEVA I NUMERI
Per quanto riguarda la vicenda degli esodati, il ministro
Fornero ha affermato: “C’era un’ignoranza generalizzata e
nessuno sapeva i numeri. Quando abbiamo fatto la riforma
previdenziale la domanda è stata la clausola di
salvaguardia: la stima che ne è venuta fuori è stata 50
mila. L’abbiamo portata a 65 mila per ragioni di prudenza. E
abbiamo pensato fossero un numero sostanzialmente corretto”.
“Poi – ha aggiunto – abbiamo scoperto che gli accordi, non
solo quelli collettivi fatti con il ministero, ma anche
quelli fatti con Regioni, Province e individuali sono un
numero molto alto. All’inizio sembrava un problema
gestibile, poi quando il coro di voci si fa troppo alto, la
voce ragionevole deve tacere. Ora il problema è quasi
ingestibile perchè in parte strumentalizzato. Noi abbiamo
sempre detto: ‘Vediamo i numeri’. Ma per non tutti deve
valere la salvaguardia con i precedenti requisiti per il
pensionamento. Perchè forse è una questione che si può
pensare anche in altri termini, una continuazione del
lavoro, magari su altre basi. Abbiamo sempre ragionato in
termini di difesa dei diritti acquisiti. Ma chi li paga poi
questi diritti acquisiti?”.
IL MALFUNZIONAMENTO DEL MERCATO DEL LAVORO
NON È COLPA SOLO DELLA CRISI, ANZI
La legge non aiuta l’occupazione in fase di crisi? “Bisogna
separare le due cose. E’ vero – ha detto il ministro – che
il complesso di norme che definiscono la riforma non è fatto
per contrastare la recessione. Ma la disoccupazione di lungo
periodo è un altro fatto, il malfunzionamento del mercato
del lavoro in Italia ha a che fare anche con altre
cose”.
Sulla flessibilità Fornero
ha aggiunto: “In questo mercato del lavoro c’è parecchia
flessibilità, esistono molti contratti che offrono alle
imprese grande varietà di relazioni di lavoro. Il problema è
la produttività del nostro Paese, tra le più basse in
Europa. Senza andare a conclusioni affrettate, se mettiamo
insieme le due cose possiamo dire che la flessibilità spinta
non ha aiutato la produttività a crescere”.
“In quelle imprese – ha aggiunto il ministro davanti agli
ex ministri Pd Tiziano Treu e Cesare Damiano – dove la
flessibilità è stata usata in maniera un po’ più
spregiudicata, queste sono le imprese dove la produttività è
cresciuta meno. Bisogna dunque valorizzare la flessibilità,
ma al tempo stesso cercando di contrastare la precarietà. Mi
accusano di ogni tipo di incomprensione del mondo giovanile:
non è vero, nella mia riforma contrasto la flessibilità
cattiva che colpisce giovani e donne, e c’è l’apprendistato
come elemento portante dell’ingresso nel mondo del lavoro”.
FATTO IL POSSIBILE PER SOSTENERE DOMANDA AGGREGATA
“Siamo in un momento di recessione e dobbiamo sostenere la
domanda aggregata. Non possiamo farlo – ha detto Fornero –
con la politica fiscale a causa di vincoli imposti da un
passato di scarsa sostenibilità finanziaria. Io avevo a
disposizione 230 milioni e abbiamo deciso di metterli tutti
per l’occupazione, una boccata d’ossigeno per questi mesi di
crisi che ci aspettano ancora. Per chiunque assuma o
stabilizzi c’è infatti un bonus ulteriore di 12 mila euro:
ma è un bonus che ha un tetto, dunque chi arriva prima
prende”.
SUL CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO
“Noi – si è poi difesa il ministro – non siamo contrari al
contratto a tempo indeterminato, anzi, il contratto a tempo
determinato deve avere una sua specificità. La vera
flessibilità l’abbiamo introdotta con la cancellazione della
causale per un anno nei contratti a tempo determinato.
L’Europa chiede che ci sia contratto a tempo determinato, ma
non deve diventare una cosa che si protrae per dieci anni,
tre mesi più tre mesi. In questo caso i 36 mesi sono un
requisito europeo come la causale”.
NESSUNO VUOLE CRIMINALIZZARE PARTITE IVA
“Nessuno – ha poi aggiunto il ministro – vuole
criminalizzare il lavoro autonomo, le partite Iva. Ma
bisogna guardarci negli occhi e dire: ma tutte queste
partite Iva, sono vere partite Iva? Quando di autonomia non
c’è nulla, dall’orario al tipo di lavoro”.
RIFORMA CONTRO LO STATU QUO
Fornero ha detto di subire “molte critiche, ma vado avanti.
La riforma è importante, contro lo statu quo. Ovviamente
terremo conto del dibattito attorno all’articolo 18, è
aspetto cruciale della riforma. Stiamo finalizzando il
metodo per monitorarne gli effetti, con una valutazione
scientifica.
Noi abbiamo delle statistiche che ci vengono
date, osserviamo l’aumento dei licenziamenti individuali: ma
questo non vuol dire che la riforma ha incoraggiato i
licenziamenti, ma che nei mesi precedenti alcune imprese
possono aver deciso di aspettare per vedere i cambiamenti
che la riforma avrebbe apportato, un testo che incoraggia
anche politiche di conciliazione”.
ORGOGLIOSA DI FAR PARTE DEL GOVERNO MONTI
“Io credo che questo Governo abbia cercato di restituire
solvibilità finanziaria all’Italia – ha detto in conclusione
Fornero – e ha contribuito a instradare il Paese sulla via
delle riforme di cui abbiamo bisogno. Non mi candiderò alle
elezioni, il prossimo sarà un Governo politico. Far parte
dell’Esecutivo Monti è per me motivo di grande orgoglio,
lavoro faticoso e fonte di grande amarezza in molti casi.
Difficile per me che non ho mai fatto politica prima, e ho
visto come la buona fede non viene quasi mai riconosciuta. È
una ferita nella nostra vita civile. Sarò comunque contenta
quando quest’esperienza finirà”. (Public Policy)
GAV