LAVORO, FORNERO RILANCIA LA PROPOSTA ICHINO (PD) SU INVECCHIAMENTO ATTIVO

0

(Public Policy) – Roma, 16 ott – La ministra del Lavoro Elsa
Fornero rilancia sulle pagine del Sole 24 Ore la proposta a
prima firma del senatore e giuslavorista Pd Pietro Ichino:
“Misure per favorire l’invecchiamento attivo, il
pensionamento flessibile, l’occupazione degli anziani e dei
giovani e per l’incremento della domanda di lavoro” (S.3515).

La proposta, firmata da altri 26 senatori Pd e da Cristina
De Luca (Terzo Polo) e Nicola Rossi (Misto), è stata
presentata il 10 ottobre e non è ancora assegnata ad alcuna
Commissione. Prevede la possibilità di una riduzione dell’orario di
lavoro per coloro che sono a cinque anni dalla pensione e
l’assunzione di giovani.

Secondo Fornero, è una risposta
meno dispendiosa per le casse dello Stato al problema degli
esodati e all’assenza di gradualità nella riforma delle
pensioni: “Non possiamo pensare di disfare la riforma delle
pensioni come in Parlamento qualcuno ha tentato di fare (la
proposta C.5103 trasversale ai gruppi e a prima firma di
Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro, ndr).
Dobbiamo innovare e pensare a strumenti nuovi.

Pure nell’ambito del Pd ci sono diverse persone che pensano a
provvedimenti di invecchiamento attivo come i senatori
Ichino e Treu”.

Il disegno di legge prevede inoltre, l’attivazione di un
“pensionamento parziale” e la possibilità per gli
ultrasessantenni di essere occupati in servizi
socio-assistenziali o nelle comunità locali, con un rapporto
di lavoro flessibile e non soggetto ai paletti del lavoro
subordinato.

Inoltre, per coloro rimasti fuori dalla
salvaguardia del Governo, si prevede un incentivo
all’assunzione con contratti di lavoro subordinato ordinario
e l’estensione del trattamento di disoccupazione.

IL PART-TIME PER COLORO VICINI ALLA PENSIONE
L’articolo 1 riconosce alle aziende “la possibilità di
stipulare con i lavoratori anziani, a 5 anni dalla
maturazione dei requisiti per il pensionamento, accordi per
la conversione del rapporto in part-time fino alla pensione,
con possibilità di godimento non già della contribuzione
figurativa dello Stato (molto onerosa per le finanze
pubbliche), bensì della possibilità di versamento volontario
(e senza oneri aggiuntivi) dei contributi mancanti, da parte
dell’impresa e/o del lavoratore stesso (secondo un eventuale
mix che sia oggetto dei medesimi accordi)” si legge nel Ddl.

Per le imprese si tratterebbe di una soluzione che comporta
minor costi e i lavoratori potrebbero scegliere di integrare
lo stipendio che viene a mancare, reimpiegandosi in lavori
sociali o di servizio alla persona, come prevede l’articolo
4. All’articolo 2 si prevede una integrazione del reddito
per coloro che lavorano ad orario ridotto, chiedendo un
anticipo della pensione. ”

Alla data di pensionamento effettivo, l’importo della
pensione sarebbe ricalcolato in modo da scontare – entro 15 anni –
i ratei già percepiti” spiega il Ddl.

FUORI UN ANZIANO E DENTRO UN GIOVANE
L’articolo 3 specifica che “il part-time del lavoratore
anziano è sorretto dalla contribuzione figurativa
parzialmente a carico dello Stato e della Regione, in quanto
associato all’assunzione di un giovane (fino a 29 anni in
caso di apprendistato e a 35 anni in caso di contratto di
dipendenza a tempo indeterminato)”.

Ma si esclude un legame di parentela, tra giovane e
anziano: “A scanso di ogni possibile equivoco circa il
modello di solidarietà intergenerazionale che qui vogliamo
promuovere, l’ultimo comma dell’articolo esclude
l’agevolazione nei casi in cui tra uno dei lavoratori
anziani interessati e uno dei giovani neo-assunti corra un
legame di affinità o parentela pari o inferiore al terzo
grado”.

RISPONDERE ALLA DOMANDA DI SERVIZI
L’articolo 4 prevede per i lavoratori anziani la
possibilità di contratti di collaborazione con le
amministrazioni locali per la fornitura di servizi di
assistenza e alla cittadinanza, i più vari.

Dai servizi alla
persona, a disabili e anziani non autosufficienti, non solo
di assistenza sanitaria ma anche di compagnia, ai servizi
alla comunità (dalla sorveglianza all’entrata e all’uscita
delle scuole, all’apertura serale delle biblioteche, ai
musei o luoghi di ritrovo, alla manutenzione del verde
pubblico, per fare alcuni esempi citati nella proposta).

Ci si ispira a un modello che già funziona nei paesi del
Nord-Europa. Il problema è “far emergere interamente la
grande domanda latente di servizi alla persona e alla
comunità, ponendola utilmente in comunicazione con
l’altrettanto numerosa offerta latente di lavoro dei
lavoratori prossimi alla pensione o già pensionati, offerta
che pure esiste e per valorizzare la quale è opportuna una
limitazione dell’apparato protettivo che favorisca
l’inserimento nel tessuto produttivo di persone oggi
altrimenti destinate a incontrare gravi difficoltà nel
mercato del lavoro” si legge nel ddl.

L’articolo 5 prevede “la possibilità di accordo tra impresa
e lavoratore ultraquarantacinquenne, con anzianità di
servizio non inferiore a cinque anni, per una sospensione
consensuale della prestazione lavorativa e della relativa
retribuzione per la durata minima di tre mesi e massima di
un anno”.

Il versamento della contribuzione è a carico
dell’impresa “che sarebbe altrimenti maturata (calcolata
sulla base della retribuzione di fatto percepita dal
dipendente al momento della sospensione), senza che ciò
comporti alcun onere fiscale e/o contributivo aggiuntivo e
senza che ciò possa influire sul trattamento di fine
rapporto o altra voce di retribuzione differita.”

LA PROTEZIONE PER I SALVAGUARDATI
L’articolo 6 è dedicato ai lavoratori prossimi alla
pensione secondo le vecchie regole e che non rientrano nella
platea di salvaguardati del Governo.
Si dà la possibilità di assunzione con allungamento del
periodo di prova fino a un anno, ed esenzione totale dalla
contribuzione previdenziale per le aziende.

Inoltre, si prevede “negli stessi casi, l’estensione del trattamento di
disoccupazione offerto dall’Assicurazione sociale per
l’ompiego (Aspi, ndr), istituita dalla legge 3 luglio 2012
n. 92, la cui entità nel caso specifico è determinata
alternativamente – a scelta della persona interessata – in
riferimento all’ultima retribuzione o in riferimento alla
pensione di cui la persona stessa avrebbe goduto,
applicandosi la disciplina in vigore fino al 4 dicembre
2011”.

LE COPERTURE
Per Fornero, in qualsiasi proposta rimane il nodo delle
coperture finanziarie: “È chiaro che più questi progetti
fanno riferimento a fondi pubblici, più in questo momento si
scontrano con il fatto che le risorse sono limitate”
continua nell’intervista sulle pagine del Sole. Per questo
apre alla possibilità di sperimentazioni, “che possono
essere allargate una volta che ci sarà qualche respiro in
più sul piano finanziario”.

La proposta Ichino, che in parte riprende il ddl Treu n.
3181 presentato il 29 febbraio, prevede una copertura
finanziaria attraverso il riordino degli incentivi alle
imprese contenuto nel piano Giavazzi, commissionato
all’economista dal Governo.

Si tratta di 2,5 miliardi l’anno che potrebbero essere
impiegati a copertura, secondo i firmatari. La parte che
avanza andrebbe alla riduzione del costo del lavoro con
l’abbattimento dell’Irap (mediante riduzione della parte
della sua base imponibile costituita dal costo del lavoro).
Negli anni successivi al 2016,la somma potrà essere
impiegata per la riduzione del cuneo fiscale e contributivo
sui redditi da lavoro. (Public Policy)

LAP