(Public Policy) – Roma, 22 gen – La disoccupazione mondiale
continuerà ad aumentare anche quest’anno. Lo dice l’Ilo
(International labour organization) nel rapporto 2013 sulle
tendenze globali dell’occupazione (Global employment trends
2013).
Cinque anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria
globale, lo studio dell’Organizzazione internazionale del
lavoro fornisce le ultime informazioni, a livello globale e
regionale, e le proiezioni su diversi indicatori del mercato
del lavoro. Il Rapporto contiene anche una serie di
considerazioni politiche alla luce delle nuove sfide che i
responsabili politici dovranno affrontare nel corso del
prossimo anno.
Il tasso di disoccupazione mondiale è del 5,9%, e, dice
l’Ilo, sono i giovani ad essere particolarmente colpiti
dalla crisi. Attualmente, circa 74 milioni di giovani (73
milioni e 800 mila, per l’esattezza) sono disoccupati e,
prevede l’Ilo, “il rallentamento dell’attività economica
rischia di spingere un altro mezzo milione nella
disoccupazione entro il 2014”.
Il tasso di disoccupazione giovanile – che era già
aumentato al 12,6% nel 2012 – si prevede salirà al 12,9%
entro il 2017. La crisi ha drasticamente diminuito le
prospettive del mercato del lavoro per i giovani.
Inoltre, sottolinea il Rapporto dell’Agenzia delle Nazioni
Unite, si verifica una situazione che non era mai stata
osservata durante precedenti fasi discendenti del ciclo:
dall’inizio della loro entrata nel mercato del lavoro troppi
giovani sperimentano una disoccupazione di lunga durata.
Attualmente, nelle economie avanzate circa il 35% di tutti
i giovani disoccupati è senza lavoro per sei mesi o più (nel
2007 era il 28,5%). Come conseguenza, un numero sempre
maggiore di giovani è scoraggiato e smette di cercare
lavoro.
Tra i Paesi europei, rimarca il Rapporto Ilo, nei quali
questo problema è particolarmente grave, in media il 12,7%
di tutti i giovani non è attualmente occupato e nemmeno è
impegnato in attività di studio e di formazione. La
percentuale è quasi il 2% in più rispetto a prima della
crisi.
Questi lunghi periodi di disoccupazione e di
scoraggiamento, concludono gli analisti dell’Organizzazione
internazionale del lavoro, non danno prospettive a lungo
termine; danneggiano la carriera di una persona negando la
possibilità di fare le necessarie esperienze professionali.
(Public Policy)
SPE