di Sonia Ricci
ROMA (Public Policy) – La legge sui vitalizi dei parlamentari continua a rimanere congelata a Montecitorio. E, al momento, non c’è certezza che l’iter di esame riparta prima della pausa estiva, ossia agosto. Insomma, tutto potrebbe essere rimandato a settembre.
Da fine maggio, quando è stato approvato con alcune modifiche dalla commissione Affari costituzionali, il testo è pronto per essere discusso in aula. A frenare il dibattito è l’assenza della relazione tecnica sulla fattibilità del nuovo sistema, che la commissione Bilancio ha richiesto al Tesoro.
Senza il documento firmato dalla Ragioneria dello Stato, che deve valutare il nuovo meccanismo per l’erogazione della quota di contributi previdenziali, la V commissione non può dare il suo parere obbligatorio, che rappresenta l’ultimo passaggio prima di aprire il confronto in aula. Il nodo principale legato all’atto del Mef è il passaggio dei contributi dal Parlamento all’Inps.
La legge Richetti, infatti, prevede che con il passaggio dall’attuale sistema retributivo (ossia i vitalizi come li conosciamo oggi) a quello contributivo, la quota di contributi a carico del datore di lavoro (in questo caso Camera e Senato) venga trasferita alla nuova gestione separata da costituire presso l’istituto nazionale di previdenza.
Secondo il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, intervenuto in commissione Bilancio, “è impossibile” il trasferimento alla gestione separata senza la determinazione dei contributi. (Public Policy)
@ricci_sonia