+++ La diretta Public Policy su manovra e collegati: in abbonamento +++
ROMA (Public Policy) – Con l’arrivo della legge di Bilancio in aula alla Camera, sono saltati cinque commi inseriti durante la discussione in commissione Bilancio. Il presidente di Montecitorio, Roberto Fico, ricordando le prerogative della presidenza (che può decidere di espungere misure “estranee” ai provvedimenti), ha quindi stralciato le norme che riguardano le farmacie e le donazioni. Tutte di carattere “ordinamentale”.
SALTA OBBLIGO 51% SOCI FARMACIE ISCRITTI ALL’ALBO
Uno degli emendamenti considerati “estranei” riguarda le farmacie. Questo prevedeva che i soci di maggioranza – che rappresentano il 51% del capitale sociale – delle società di persone, di capitali e le srl che gestiscono farmacie avrebbero dovuto essere farmacisti iscritti all’albo. Il venir meno di questa condizione avrebbe costituito causa di scioglimento delle società, salvo che queste non avressero provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti entro sei mesi. In caso di scioglimento della società l’autorità competente avrebbe dovuto revocare l’autorizzazione dell’esercizio di ogni farmacia di cui la società sia titolare.
STOP A RITOCCO DONAZIONI CODICE CIVILE
Altri tre commi cancellati avrebbero modificato il Codice civile in tema di donazioni. Una misura cospicua che avrebbe, da una parte, permesso a molte persone di utilizzare economicamente beni – case o auto, ad esempio – ricevuti in donazione. In sostanza, chi ha ricevuto una casa in donazione avrebbe potuto liberamente rivenderla o concederla in garanzia per ricevere un finanziamento bancario. La norma conteneva anche una clausola di salvaguardia: eventuali legittimari non avrebbero potuto rivalersi su chi (acquirenti o banche) si era ritrovato a contrattare con i destinatari della donazione. La “semplificazione” avrebbeo dovuto partire dal 1° gennaio 2019.