ROMA (Public Policy) – A Ventimiglia “fin dai giorni successivi alla chiusura del centro di accoglienza temporaneo, il prefetto di Imperia e il Comune, in piena sintonia, hanno elaborato una nuova soluzione per assistere i migranti ‘in transito’ ed è stata individuata un’area di proprietà di Rete ferroviaria italiana (azienda del gruppo Fs; Ndr) e di prossimo trasferimento al Comune, dove verrà attrezzato un campo costituito da moduli abitativi, gestito dalla Croce rossa italiana, che provvederà anche al vitto con apposita cucina da campo”.
Lo ha detto in commissione Affari costituzionali a Montecitorio il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, rispondendo a un’interrogazione di Stefano Quaranta (Si-Sel) sulla questione dei migranti transitanti, con particolare riferimento all’apertura di nuovi centri di accoglienza a Ventimiglia e Roma.
Nella Capitale, invece, “la questione degli stranieri ‘transitanti’ è oggetto di costante attenzione da parte della prefettura, che ne ha comunque prospettato la complessità, derivante dal fatto che si tratta di persone che rifiutano ogni forma di assistenza presso i centri governativi disponibili e si sottraggono alle previste procedure di identificazione”, ha continuato Manzione.
E la prefettura, “sta seguendo da tempo una politica volta all’omogenea distribuzione dei migranti a livello provinciale, interloquendo sistematicamente con i sindaci ed i presidenti dei municipi per tentare di realizzare la massima condivisione del percorso di insediamento ed integrazione e delle modalità di monitoraggio delle condizioni di accoglienza“.
Peraltro, ha aggiunto ancora il rappresentante dell’esecutivo, “con i bandi del 2015 e del 2016 la prefettura ha ulteriormente rafforzato la linea del decongestionamento delle zone a maggiore concentrazione di migranti in cui si erano registrate situazioni di attrito con la popolazione locale o con movimenti che approfittavano dell’occasione per alimentare il malcontento e inscenare manifestazioni di protesta, anche violenta”.
In questo contesto è stato fissato, ha concluso Manzione, “un tetto al numero degli ospiti da accogliere nei centri (non più di 100) ed al totale complessivo degli ospiti in proporzione alla consistenza demografica di ogni comune o municipio”.
E sono stati interessati i sindaci dei comuni “nei quali non insistono centri di accoglienza, nell’auspicio di un loro coinvolgimento nell’individuazione di soluzioni idonee”. (Public Policy) IAC