ROMA (Public Policy) – L’innalzamento delle rate dei mutui preoccupa Governo e maggioranza, oltre ovviamente a cittadini e associazioni. E mentre si attendono altri rialzi a fine mese, con l’annunciato aumento dei tassi da parte della Bce il 27 luglio, il Pd va all’attacco e propone, in Senato, un disegno di legge che punta a contenere l’effetto dirompente sull’economia di questi rialzi.
Un ddl dell’opposizione che però ha suscitato l’attenzione degli operatori del settore e che potrebbe essere da stimolo sul Governo per accelerare un intervento sul punto che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto), non ha escluso. La via preferenziale, si apprende però da fonti di Governo, per Giorgetti rimane quella non legislativa, che lui stesso ha delineato davanti alla platea dell’Abi a inizio mese quando ha auspicato un accordo con il settore bancario per promuovere un allungamento dei mutui casa a tasso variabile e ha anche parlato di un lavoro del Governo per prorogare le misure per favorire il passaggio dei mutui da tasso variabile a tasso fisso che hanno avuto nel recente passato “un grande successo”. Per entrambi i punti, si apprende, il Governo auspica che il risultato si ottenga con un accordo con Abi e non per via legislativa, che rimande comunque al momento un’opzione, seppure la seconda via per l’Esecutivo.
Fatto sta che tutti sono concordi che si debba intervenire, perché su un totale di 425,5 miliardi di euro di mutui in Italia a marzo 2023 un terzo del valore complessivo è rappresentato da prestiti a tasso variabile, intestati a 1 milione di famiglie. In termini pratici, per i mutui a tasso variabile, gli incrementi si traducono: per un prestito da 150.000 euro della durata di 20 anni, si ha oggi una rata mensile di 1.134 euro, ben 469 euro in più (+70,5%) rispetto a quella di un anno fa, quando era pari a 665 euro. Su base annua, l’incremento complessivo può superare pertanto, in tal caso, l’ammontare di 5.600 euro.
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@VioC
(foto cc Palazzo Chigi)