di Marta Borghese
ROMA (Public Policy) – L’aula del Senato, con 81 voti favorevoli e 31 contrari, ha approvato giovedì in prima lettura il dl Cittadinanza, testo che, pur recependo la stretta promossa dal Governo sulla trasmissione della cittadinanza ius sanguinis, apporta significative novità.
Sulla materia, anche all’interno dei lavori in commissione Affari costituzionali al Senato, sono emerse profonde differenze di vedute all’interno della maggioranza, non perfettamente ricomposte dal testo licenziato in commissione, su cui il relatore, Marco Lisei (FdI) è intervenuto con un aggiustamento ancora nella seduta odierna d’aula. Ora in 1a Senato si attende l’incardinamento del ddl collegato, con cui, tanto le opposizioni quanto la maggioranza sperano di tornare sul punto, senza i tempi contingentati dettati dalla necessità di convertire il dl.
Durante l’iter in commissione, comunque, sono stati rivisti i requisiti per poter continuare a chiedere la cittadinanza ius sanguinis e il testo si è arricchito di due articoli (1-bis e 1-ter), introducendo nuove misure dedicate agli oriundi e al riacquisto della cittadinanza da parte di già cittadini italiani naturalizzati all’estero (entrambi gli aspetti non erano affrontati nel provvedimento licenziato dal dl).
Il testo è poi passato velocemente da Montecitorio, dove è stato approvato definitivamente senza modifiche.
IUS SANGUINIS: STRETTA A DUE GENERAZIONI. IL REQUISITO DELLA CITTADINANZA ESCLUSIVA
Uno degli aspetti maggiormente criticati dalle opposizioni è l’effetto in un certo senso retroattivo del testo. Se fino al 27 marzo, infatti, il passaggio della cittadinanza ius sanguinis avveniva automaticamente, con il dl si prevede che “è considerato non averla mai acquisita” chi “è nato all’estero anche prima dell’entrata in vigore” del provvedimento, a meno che non possieda esclusivamente la cittadinanza italiana o non soddisfi determinate condizioni.
continua – in abbonamento
@BorgheseMarta