ROMA (Public Policy) – Via libera della commissione Affari costituzionali del Senato al ddl per la protezione dei minori non accompagnati. La 1a Senato ha dato mandato al relatore, Riccardo Mazzoni (Ala), per un testo molto vicino a quello già approvato alla Camera, ma che potrebbe subire ulteriori modifiche.
Per il provvedimento, adesso in aula, martedì era arrivato il via libera della commissione Bilancio del Senato, che aveva espresso parere favorevole ponendo come condizione il recepimento delle indicazioni fornite dal Governo nella relazione tecnica.
In particolare, come previsto dall’Esecutivo, si chiedeva di stabilire che gli enti locali potessero, ma non dovessero necessariamente, promuovere “la sensibilizzazione e la formazione di affidatari per favorire l’affidamento familiare dei minori stranieri non accompagnati, in via prioritaria rispetto al ricovero in una struttura di accoglienza”. Inoltre, si stabiliva che le norme sull’affidamento familiare non potessero comportare “nuovi o maggiori oneri” per lo Stato e che gli enti locali provvedessero “nei limiti delle risorse disponibili” a bilancio.
Anche per il coinvolgimento dei minori non accompagnati nel sistema Sprar la commissione Bilancio ha indicato la necessità di aggiungere al testo che “la capienza del Sistema”, oltre che “commisurata alle effettive presenze dei minori non accompagnati nel territorio nazionale”, sia comunque “stabilita nei limiti delle risorse” del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Presenti anche riferimenti numerici da inserire nel ddl: per l’assistenza legale nei procedimenti giurisdizionali, “771.470 euro annui a decorrere dall’anno 2017”; per la tutela dei minori vittime di tratta, “154.080 euro annui”, sempre dal 2017.
Per tali oneri, si deve provvedere “mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2017-2019, nell’ambito del programma ‘Fondi di riserva e speciali’ della missione ‘Fondi da ripartire'”, anche usando l’accantonamento esistente per il ministero della Giustizia. Per il resto, invece, si escludono maggiori oneri a carico della finanza pubblica, mentre si consente al Mef di “apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio”.
Quanto agli emendamenti presentati al ddl, la commissione Bilancio aveva respinto alcune proposte perché “onerose”. L’emendamento che ampliava la platea dei soggetti tutelati anche ai minori apolidi, invece, è stato bocciato con parere di semplice contrarietà, a seguito delle obiezioni della Ragioneria generale dello Stato, “seguite da precisazioni del ministero dell’Interno”, che “considera gli apolidi già compresi nella categoria degli stranieri”. (Public Policy) MAD