di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Ebbene sì, anche i resocontisti vanno in vacanza: questo sarà l’ultimo Resocónto prima della pausa estiva (che sarà comunque meno lunga di quella parlamentare) e per salutarci ho pensato a una – purtroppo-per-voi – lunga carrellata su alcuni dei temi affrontati dai nostri eletti nel corso di questa prima settimana agostana. Non sarà breve come un sms dell’Inps, ma spero meno imbarazzante.
Dunque, da cosa cominciamo? Dal pennello Cinghiale?
“Il Pnrr non sono soldi con riforme attorno, sono riforme con soldi attorno; sembra la pubblicità del pennello Cinghiale di qualche anno fa, ma in realtà la differenza è cruciale” (Luigi Marattin, Azione-Italia viva);
“Interpellato da un vigile urbano, l’imbianchino diceva: devo andare a pitturare una parete grande e mi serve un pennello grande. Il vigile saggiamente rispondeva: non ti serve un pennello grande, ti serve un grande pennello. Segue il marchio, che qui non cito, perché non mi sembra il caso di fare pubblicità. Non so se peraltro quell’azienda esista o sia sopravvissuta alla svendita dei nostri marchi storici. Spero di sì, glielo auguro, tanto meglio. È abbastanza chiaro che qui il pennello grande è la burocrazia europea, che non sempre aiuta gli automobilisti, i singoli Stati, a trovare il loro percorso” (Alberto Bagnai, Lega);
“Allora, non vorrei fare un paragone – prima il collega Bagnai ha fatto il paragone del pennello grande, grande pennello – ma il ministro Fitto è un grande esperto calcistico e si ricorda che un grande campione da lui stimato, come da tutti noi, diceva che il miglior giocatore del mondo non è in allenamento, ma deve fare gol nei 90 minuti in cui si gioca” (Maurizio Lupi, Noi moderati).
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Intermezzo musicale
“Presidente, per favore, se mi scampanella”, chiede alla Camera il deputato leghista Alessandro Giglio Vigna. “Vuole una scampanellata?”, replica prontamente il presidente di turno, Giorgio Mulè. “La gradirei, grazie”. E Mulè: “Per così poco”.
(Applausi)
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E ora torniamo alle cose serie. L’abbigliamento giusto in Parlamento, qual è?
“Ritengo irrispettoso venire qui in abbigliamenti da spiaggia (mi riferisco alle donne) e in abbigliamenti sportivi, come le scarpe da ginnastica. Noi non stiamo facendo footing, votiamo ed esprimiamo quello che gli elettori ci hanno chiesto di esprimere…” (Simonetta Matone, Lega);
“Il termine ‘scarpe da ginnastica’ è anche un po’ démodé, nel senso che nel frattempo la calzatura, cosiddetta da ginnastica, si è un po’ evoluta. Io, poi, devo difendere il presidente del mio gruppo, Schullian, che notoriamente e abitualmente indossa un abbigliamento molto casual, con le scarpe da ginnastica, ma sempre con la giacca” (Benedetto Della Vedova, +Europa);
“Mi è sempre stato insegnato che c’è tempo e luogo per ogni cosa e che bisogna adattare il proprio abbigliamento alle circostanze: se vado in discoteca metto la minigonna, il tacco a stiletto, la giacca e vado come voglio […] Si parla tanto dell’abbigliamento degli uomini che già con la giacca, secondo me, assumono un contegno rigoroso; io inviterei la presidenza a declinare regole anche per le donne” (Ida Carmina, Movimento 5 stelle).
Chiudo con la sincerità di Novo Umberto Maerna di Fratelli d’Italia, che parlando di Pnrr dice candido: “Io sono un umile e rozzo ingegnere, per cui mi riferisco ai risultati che sono stati ottenuti”.
À bientôt. (Public Policy)
@VillaTelesio