di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – L’Alternativa C’è. Almeno in Parlamento. Non stanno molto simpatici ai titolisti delle agenzie di stampa, perché non si sa mai come chiamarli: AC, ma a me interista ricordano il Milan; ACE, come il detersivo; LAC; ALC; LC (troppo a sinistra); LA, molto yankee. Detto questo, è un gruppo parlamentare simpatico, rumoroso, di ex 5 stelle durissimi, purissimi. Spesso incompresi.
Prendiamo il calabrese Francesco Forciniti: “Anche io vorrei che ci fosse il Governo in aula perché la mia richiesta sarà diretta al Governo, quindi non accetto di essere usato come un riempitivo, come la pubblicità”.
E ancora: “Non accetto più di essere lasciato qui a sfogarmi senza che nessun altro mi dia almeno una risposta. La presidenza cosa pensa? Pensa che sia giusto continuare così o pensa che sia giusto che la ministra (Lamorgese; Ndr) venga qui a riferire? Siamo noi gli unici a rilevare questa questione? […] Almeno discutiamone e confrontiamoci, se ancora ha un senso tenere in piedi questo Parlamento. Altrimenti lo chiudiamo, ce ne andiamo tutti a casa, chiudiamo anche le piazze ai cittadini, ci barrichiamo tutti, ci chiudiamo nelle case e incoroniamo Draghi sultano del Draghistan“.
Non manca, agli Alternativi, il senso dell’umorismo: “Noi – dice il sardo Pino Cabras – ci dissociamo da quelli che vogliono assimilare questo al nazismo, non pensiamo che voi siete il partito del Terzo Reich: voi siete il partito della Terza dose“.
Più sintetico, ma non meno Alternativamente incompreso, l’abruzzese Andrea Colletti (un vecchio amico del Resocónto) che al termine di un breve intervento rivolto alla presidenza, chiude (o meglio non chiude) il microfono e rivolto al compagno di banco esclama rassegnato: “Non ha capito un c***o”. (Public Policy)
@VillaTelesio