di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – L’ultima volta ho provato con Pol Pot, ma nulla, non sono riuscito a convincere il nipote di un caro amico a travestirsi da khmer rosso; in passato avevo suggerito, nell’ordine: Lavrentij Berija, Enver Hoxha e Feliks Dzerzinskij. Nulla, sempre preferito qualche supereroe, qualche personaggio dei cartoni, solita roba.
Per questo non mi stupisco – e anzi mi rallegro – che il nostro nuovo viceministro delle Infrastrutture abbia in passato posato vestito da nazista: che sarà mai una svastica per giuoco, per ischerzo? Suvvia. Sarà mica grave come andare a un rave?
Trovo molto più preoccupanti invece le parole – a difesa di Galeazzo Bignami – di Giovanni Donzelli: “Galeazzo è una delle persone più intelligenti che esista – ha detto in tv il deputato di Fratelli d’Italia – Sfido chiunque a trovare una sua dichiarazione che non sia a difesa della democrazia. È tra le persone di destra che ha avuto più amici in Israele ancor prima che Fini si recasse in visita. Raccontare che la persona è nazista per un travestimento in una festa privata… Io una sera mi sono vestito da Minnie, vuol dire che sono Minnie?”.
Ora, io non voglio tirare in ballo Peppa Pig o altre amenità molliconiane, però un paio di domande me le farei. Minnie? Un bimbo, un ragazzo, un uomo (a che età Donzelli si è travestito da Minnie?) che si veste da Minnie? Un maschio italico, un fratellino, che si veste da Minnie? Goebbels, ok. Ma Minnie?
Avesse detto Topolino, avrei potuto (anche politicamente) capire. Ma Minnie? (Public Policy)
@VillaTelesio