Rider, i numeri di Assodelivery: 33.425 contratti attivi

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ROMA (Public Policy) – Continua a crescere il numero di riders impiegati in Italia. Lo dimostra il documento presentato da Gian Luca Petrillo, portavoce di Assodelivery, in audizione la scorsa settimana in commissione Lavoro alla Camera, nell’ambito dell’esame della ‘Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al “miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali’. Secondo i dati elaborati il mese scorso e riferiti alle piattaforme rappresentate in Assodelivery, si contano in totale 62.938 rider alla fine del 2021, con un numero di contratti raddoppiato rispetto al 2020, quando i lavoratori impiegati in questa attività erano circa 31.259. Un incremento, dunque, superiore al 100%.

Ma occorre fare una distinzione: “Soltanto una parte di questi sono attivi – ha spiegato Petrillo – perché hanno la possibilità di scegliere quando, come, dove e per quanto tempo lavorare e anche di farlo contemporaneamente per più piattaforme”. Nel dettaglio, sono 33.425 i contratti al 31 dicembre 2021 di rider attivi (che hanno svolto prestazioni nell’arco delle ultime 3 o 4 settimane, secondo come meglio definito da ogni piattaforma), in crescita del 48,1% rispetto a quelli dell’anno precedente. Ma il dato più significativo riguarda la soddisfazione dei rider: “solo il 12,1% sono insoddisfatti del loro lavoro, contro una media nazionale del 14%”, ha sottolineato il portavoce di Assodelivery.

Nell’ultimo report è stata inoltre fornita la descrizione del profilo dei rider che svolgono prestazioni per piattaforme di food delivery: sono soprattutto giovani (età media 30 anni); 8 su 10 sono uomini; per 3 rider su 4 la collaborazione è integrativa rispetto ad un’attività principale; lo svolgimento delle prestazioni è discontinuo secondo le proprie necessità; la maggior parte collabora per meno di 6 mesi e può riprendere quando vuole.

Dati che portano Assodelivery a condividere le finalità della proposta di direttiva Ue relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali, proprio all’esame del Parlamento, ma a evidenziare allo stesso tempo le possibili “conseguenze negative e indesiderate per i veri lavoratori autonomi” poichè le nuove norme – secondo l’associazione – potrebbero “sfociare in una subordinazione forzata, in una riduzione delle opportunità di lavoro e in una ridotta mobilità sociale”.

In base a una ricerca di febbraio dell’università Link Campus – ha detto Petrillo – il 78,4% dei rider si dichiarano contrari alla direttiva Ue. Sottolinea la ricerca: “l’elevata percentuale di rider contrari a prima vista desta sorpresa, ma in realtà si spiega se guardiamo all’essenza di quest’attività lavorativa, che si costruisce attorno al valore identitario e non negoziabile della libertà”.

Già la survey di Assodelivery realizzata da Swg a settembre 2019, su un campione di 1.800 rider, aveva messo in luce come la flessibilità fosse l’elemento più apprezzato del lavoro, insieme con la tempestività dei pagamenti previsti. Questa flessibilità – ha evidenziato ancora l’associazione – non ha escluso la fissazione di specifiche forme di tutela, dalle assicurazioni contro infortuni e per danni contro terzi, erogate rispettivamente dall’Inal, alle dotazioni di sicurezza, passando per il contrasto al caporalato ed al lavoro irregolare, fino ai diritti sindacali, ovvero una quantità stabilita di giornate e di ore destinate ai rider che assumono il ruolo di dirigenti sindacali.

Per quanto riguarda i pagamenti, il compenso minimo per consegna risulta pari a 10 euro lordi l’ora, parametrati sul tempo stimato per svolgere una consegna. Ma esistono anche indennità integrative, pari al 10%, 15% e al 20% in corrispondenza di lavoro notturno, festività e condizioni metereologiche avverse; ancora: un incentivo temporaneo non inferiore ai 7 euro lordi l’ora nelle città di nuove apertura e, infine, un sistema premiale, pari a 600 euro ogni 2.000 consegne effettuate. (Public Policy) VAL