ROMA (Public Policy) – I relatori dei ddl Riforme al Senato, Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega Nord), sono al lavoro per la stesura dell’ordine del giorno condiviso da presentare questa sera, alle 20,30, in commissione Affari costituzionali. A quanto si apprende, la commissione potrebbe votare questa sera l’odg dei relatori ma non il testo base, che a quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, potrebbe essere identico al ddl costituzionale a firma del governo e su cui però ancora non si è trovato un accordo tra i partiti di maggioranza e Forza Italia.
Sull’intenzione di mantenere il contenuto del ddl governativo, infatti, sono in molti a non essere d’accordo (e non solo tra i partiti di opposizione): il senatore Mario Mauro (PI) ha dichiarato che “non è possibile accettare il testo base del governo per la semplice ragione che la discussione generale avvenuta in commissione Affari costituzionali, a larga maggioranza, si è pronunciata per il superamento di questo testo”. Senza il voto di Mauro la maggioranza rischia di non poter approvare il testo base per le riforme (per l’approvazione servono almeno 15 voti).
Anche dalla minoranza Pd arriva un aut-aut al governo: “L’esecutivo – riferisce una fonte – non pretenda di vincere sempre”. Durante la seduta di questa mattina, Calderoli ha depositato un proprio odg, contenente le modalità di elezione del nuovo organo, la riduzione del numero dei parlamentari (400 alla Camera e 151 a Palazzo Madama) e le competenze del futuro Senato. L’ordine del giorno, però, non è stato condiviso dalla presidente Finocchiaro ed è stato deciso di stenderne uno nuovo.
L’odg dei relatori – riferisce una fonte – “dovrebbe rispecchiare, sul tema dell’elezione dei senatori, la proposta Calderoli”. Diverse, aggiunge, “dovrebbero essere le competenze da assegnare al Senato e il numero dei parlamentari delle due Camere”. Quindi un Senato delle autonomie composto più da consiglieri regionali che da sindaci, una rappresentanza delle regioni proporzionale alla popolazione e a una sostanziale riduzione dei 21 senatori nominati dal presidente della Repubblica.
L’atto autoimpengerà la I commissione a modificare, secondo i suoi contenuti, il testo base che sarà proposto al più tardi domani. Ma, secondo un’altra fonte, “lo stesso odg congiunto potrebbe essere il canovaccio per la stesura di un testo base ad hoc, differente da quello governativo”. A valutare la presentazione di un odg anche Forza Italia, che potrebbe concentrarsi sul presidenzialismo, più volte chiesto dal leader Silvio Berlusconi.
L’utilizzo degli ordini del giorno, come autoimpegno della I commissione a procedere con le modifiche, ha un precedente: durante l’esame della legge elettorale al Senato (prima che la discussione venisse spostata alla Camera, con l’approvazione dell’Italicum) i gruppi avevano presentato alcuni odg di autoindirizzo. In quella occasione, però, l’ordine del giorno del Pd – che proponeva il doppio turno – venne bocciato dalla maggioranza in commissione. (Public Policy) SOR