Salario minimo, l’accordo Consiglio-Pe: dall’adeguatezza alla contrattazione

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BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – “La presidenza del Consiglio Ue e i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sul progetto di direttiva sui salari minimi adeguati nell’Unione“. Lo ha annunciato il Consiglio Ue con una nota diffusa in nottata. L’intesa – come hanno anticipato a Policy Europe fonti parlamentari, ritenendo vicina la quadratura del cerchio – è stata raggiunta nel corso di un trilogo iniziato lunedì alle 19 a Strasburgo. “La nuova legge – una volta adottata definitivamente – promuoverà l’adeguatezza dei salari minimi legali, contribuendo così a realizzare condizioni di lavoro e di vita dignitose per i lavoratori europei”, sottolinea il Consiglio.

“La direttiva – si legge – stabilisce procedure per l’adeguatezza dei salari minimi legali, promuove la contrattazione collettiva per la definizione dei salari e migliora l’accesso effettivo alla protezione dei salari minimi per quei lavoratori che hanno diritto a un salario minimo in base alla legislazione nazionale, ad esempio attraverso un salario minimo legale o contratti collettivi”.

Gli Stati membri con salari minimi legali “sono invitati a istituire un quadro procedurale per fissare e aggiornare tali salari minimi in base a una serie di criteri chiari“. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno concordato che gli aggiornamenti dei salari minimi legali “avranno luogo almeno ogni due anni” (o al massimo ogni quattro anni per i Paesi che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatica). Le parti sociali “dovranno essere coinvolte nelle procedure di definizione e aggiornamento dei salari minimi legali”.

Poiché la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari “è uno strumento importante per garantire che i lavoratori possano beneficiare di salari minimi adeguati”, la direttiva “mira a estendere la copertura dei lavoratori attraverso la contrattazione collettiva”. Per questo motivo i colegislatori hanno concordato che i Paesi “dovrebbero promuovere il rafforzamento della capacità delle parti sociali di impegnarsi nella contrattazione collettiva, compresa la protezione dei rappresentanti dei lavoratori”.

L’accordo provvisorio tra il Consiglio e il Parlamento europeo prevede in particolare che, qualora il tasso di copertura della contrattazione collettiva sia inferiore alla soglia dell’80%, gli Stati membri “debbano stabilire un piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva”. Il piano d’azione dovrebbe definire “un calendario chiaro e misure concrete per aumentare progressivamente il tasso di copertura della contrattazione collettiva”.

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno inoltre concordato una serie di misure per migliorare l’accesso effettivo dei lavoratori alla tutela del salario minimo. Queste misure comprendono “controlli da parte degli ispettorati del lavoro, informazioni facilmente accessibili sulla tutela del salario minimo e lo sviluppo della capacità delle autorità preposte all’applicazione della legge di perseguire i datori di lavoro inadempienti”.

La proposta della Commissione europea è stata presentata ai colegislatori il 28 ottobre 2020. Il Consiglio ha approvato la sua posizione il 6 dicembre 2021, e il Parlamento ha adottato il suo mandato negoziale il 25 novembre 2021. Dall’inizio di gennaio si sono svolte otto tornate negoziali tra il Consiglio e il Parlamento europeo. Per quanto riguarda il Consiglio, l’accordo raggiunto oggi dovrà essere confermato dal Coreper. Questa approvazione sarà seguita da un voto formale sia del Consiglio che del Parlamento europeo. Gli Stati membri avranno poi due anni di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale. (Public Policy / Policy Europe) PAM