Salva-Milano, asse in Parlamento tra Pd e destra

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di Marta Borghese

ROMA (Public Policy) – Via libera giovedì, dall’aula della Camera, con 172 voti favorevoli e 41 contrari, al Salva-Milano, la proposta di legge volta a fornire un’interpretazione autentica dell’articolo 41 quinquies della legge urbanistica del 1942, cioè a porre fine alle dispute sui limiti di volumi e altezze delle costruzioni nell’ambito del territorio comunale, che avevano interessato in particolare i cantieri della città di Milano.

L’argomento, già affrontato in occasione del dibattito sul dl Salva-Casa approvato a luglio, in cui doveva in un primo momento rientrare come emendamento e da cui era poi stato espunto, è al centro della proposta di legge presentata a prima firma dal deputato di Fratelli d’Italia Aldo Mattia e sottoscritta anche da Lega (Gianpiero Zinzi), Forza Italia (Piergiorgio Cortellazzo) e Noi moderati (Martina Semenzato). Un provvedimento incardinato in VIII Camera nel settembre scorso e ora licenziato dall’aula di Montecitorio con il sostegno anche di Pd, Azione, Italia viva e +Europa (e la contrarietà netta di M5s e Avs).

Un sostegno d’altronde già incassato in commissione Ambiente, quando nella serata di martedì 19 novembre si è trovata la convergenza sull’ampia riformulazione proposta dal relatore Tommaso Foti, capogruppo di FdI a Montecitorio, la cui proposta ha interessato quasi tutti i commi dell’unico articolo della pdl, assorbendo anche una proposta emendativa del Partito democratico.

“Non è una norma ‘ad personam’, non è una norma ‘a città'”, ha dichiarato in aula il relatore Foti, tornando a contestare l’utilizzo del termine Salva-Milano, che, aveva spiegato in commissione, “costituisce un errore concettuale, in quanto il provvedimento ha come ambito di applicazione il territorio nazionale nella sua interezza”.

È un fatto, tuttavia, che proprio a Milano, nei giorni scorsi, si sia arrivati a una controversia tale da portare alla chiusura al pubblico dello sportello edilizia a causa dell’impasse normativo e che in città, dove sono oltre 150 i cantieri bloccati (e che dovrebbero sbloccarsi con l’approvazione della legge), siano in corso da parte della Procura della Repubblica una ventina di indagini per abusi edilizi, con alcuni edifici già posti sotto sigillo dall’autorità giudiziaria.

Il punto: la necessità o meno di un piano particolareggiato in caso di nuovi grattacieli, studentati ed edifici vari presentati come ristrutturazioni edilizie, ma cresciuti in vari punti della città con volumetrie molto maggiori rispetto agli immobili originari. “Abnormi volumetrie con minimi oneri” è quanto, secondo gli organi di stampa, contestano i pm. Una situazione che ha condotto a una sorta di vera e propria “paralisi” dei cantieri già autorizzati dagli enti e a una “fuga” dal Comune dei dirigenti (40, secondo fonti di stampa) chiamati al rilascio dei permessi.

L’interpretazione autentica fornita dal testo approvato a Montecitorio chiarisce così: in ambito urbano il piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non servirà.

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@BorgheseMarta