SANITÀ, TICKET: CHI PAGA E CHI NO / SCHEDA

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(Public Policy) – Roma, 5 nov – Il sistema della
compartecipazione alla spesa sanitaria prevede che i
cittadini per la maggior parte delle prestazioni sanitarie
del Servizio sanitario nazionale paghino un ticket. Il
ticket si aggiunge alle tasse e ai contributi, che derivano
dalla fiscalità generale, con imposte dirette (addizionale
Irpef e Irap) e indirette (compartecipazione all’Iva e
accise sulla benzina). Le aziende sanitarie locali
dispongono di entrate dirette che derivano dai ticket e
dalle prestazioni rese a pagamento.
Le prestazioni sanitarie sono divise in Lea, Livelli
essenziali di assistenza, che definiscono le prestazioni che
la sanità pubblica deve fornire ai cittadini. Il contenuto
dei Lea è stabilito per legge.

COSA SI PAGA E COSA NO
Non tutte le prestazioni sanitarie si pagano e non tutti
pagano. A livello nazionale, il ticket è imposto per le
prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale,
quelle erogate “in regime di ricovero diurno finalizzato ad
accertamenti diagnostici”, prestazioni termali,
riabilitazione extraospedaliera (a domicilio, ambulatoriale,
semi-residenziale e residenziale).
Gratis, invece, una serie di prestazioni che sono quelle di
diagnosi precoce dei tumori ovvero la mammografia ogni due
anni per le donne tra 45 e 69 anni, e tutte le prestazioni
di secondo livello (qualora l’esame mammografico lo
richieda), il pap test ogni 3 anni per le donne tra i 25 e i
65 anni, la colonscopia ogni 5 anni oltre i 45 anni di età
per tutti, e per i gruppi a rischio accertamenti specifici
per tumori in età giovanile.
Sono, inoltre, escluse le visite specialistiche nell’ambito
dei programmi di screening di diagnosi precoce e prevenzione
collettiva, esami finalizzati alla tutela della maternità,
all’avviamento al lavoro, le donazioni di sangue, organi e
tessuti, provvedimenti di tutela della salute collettiva
obbligatori per legge o disposti in caso di epidemie. Si
aggiungono le vaccinazioni non obbligatorie (antimorbillosa,
antirosolia, antiparotite, anti Haemophylus influenzale di
tipo B) e quelle per le malattie infettive infantili. Sono
inoltre esclusi dal ticket i controlli di prevenzione per
l’Hiv.

CHI NON PAGA IN BASE AL REDDITO
Le esenzioni dal pagamento dei ticket riguardano oggi
diverse parti della popolazione, a cominciare dai minori di
6 anni agli ultra 65enni che appartengono a un nucleo
familiare con reddito lordo complessivo non superiore a
36.151 euro (riferito all’anno precedente).
Sono poi esclusi coloro che hanno la pensione sociale, e la
pensione minima di età superiore ai 60 anni e che
appartengono a un nucleo famigliare che non dichiara più di
8.263 euro l’anno (senza familiari a carico, a 11.362 euro
se coniugati e per ogni figlio il reddito va incrementato di
516 euro). Inoltre, non pagano ticket i disoccupati a
prescindere dall’età, se il reddito rientra nei limiti
previsti per i titolari di pensioni al minimo.

ESENZIONE PER PATOLOGIA O CONDIZIONE D’INTERESSE SOCIALE
L’esenzione si applica anche alle 51 condizioni e categorie
riconosciute come malattie croniche o invalidanti. C’è
l’esenzione totale a favore degli invalidi civili con
un’invalidità superiore ai 2/3, ai ciechi assoluti, agli
invalidi sul lavoro con invalidità superiore ai 2/3, agli
invalidi di guerra, di servizio, alle persone affette da
tumore maligno e delle persone in attesa di trapianto
d’organo. Per le persone affette da malattie rare, è
prevista l’esclusione dal pagamento per le prestazioni
“efficaci ed appropriate al trattamento”, il monitoraggio e
la prevenzione degli ulteriori peggioramenti. Sono inoltre
esclusi dal pagamento coloro che sono stati danneggiati da
complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni
obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati,
limitatamente alle prestazioni elencate nella legge
n.210/1992 e le vittime del terrorismo e delle stragi
terroristiche. (Public Policy)

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